Tracce dimenticate.

Ci sono le volte che mi sento dentro la voglia di andare via, di mettere in pausa questa vita e tornare alla precedente, poi ci provi davvero e finisci col capire che non sei tu che non riesci a riviverla, è lei che non ti vuole.

Dopo secoli ho rinvenuto un vecchio file che usavo per archiviare le mie password, così ho potuto ritrovare posti che internet sta dedicando a tutt'altro genere di frequentatori rispetto al tipo che ero io.
Mi compiaccio nel vedere che sul serio non ero uno stupido! Mai un messaggio con k e abbreviazioni idiote e una grammatica che fatico a riprodurre ora. In questi anni devo aver dormito sodo, è come se avessi voluto cancellare, dimenticare, buttare via tutto ciò che allora era il mio tutto.

Dei forum che frequentavo abitualmente non ne è rimasto in piedi uno, la mia media di messaggi però è ancora 1.1/giorno pur nonostante il mio ultimo accesso risalga al 2007. I messaggi privati ci sono ancora, ma non esistono più gli utenti con i quali li scambiavo. Che cosa strana però…il mio utente è rimasto lì, col suo avatar triste e la sua firma sopravvissuta a metà(si, beh, perché le immagini erano locate su cosisonoio.net che ha fatto una brutta fine).

Mi ero creato un'identità online, ero conosciuto. Poi ho deciso di filarmela e sono scappato anche da lì.

Un webdesigner piazza le sue radici nel web, più sono radicate meglio è conosciuto e di conseguenza più facilmente può mostrare il suo operato, ergo produrne di nuovo.

Le mie attività in rete negli ultimi anni non sono durate più di un mese.

Certo non posso lamentarmi, negli ultimi tre anni sono uscito di casa a pc spento, beccandomi una zaffata di vita reale, che buona non è ma vivendoci dentro è più facile ignorarne i punti deboli. Oh beh, per grazia divina non sono ancora lobotomizzato del tutto, i lati esecrabili di questo sistema li vedo ancora. Di meno, forse, ma ne vedo ancora.

Il mondo tornerà a girare, prima o poi – e magari prima di allora si fermerà la mia testa -, posso ancora portar pazienza. Oh beh, spazientito, si capisce.

Sempre la stessa.

Ce l'hai un momento per me, Luna?

Troveremo ancora il tempo di ascoltarci io e te? Sembra passata un'eternità, eppure su questa finestra si sta ancora comodi. Vedrai che passa.

Sto ancora dormendo.

Tutta colpa di quel cazzo di portachiavi. Non m'è servito e il nodo alla cravatta lo faccio in un altro modo, però mi ha cambiato la vita.

Sei l'inizio e la fine
La prima di tutte le ultime volte e l'ultima delle prime
Sei la pagina che l'autore non ha voluto scrivere
Sei la voglia che ho di piangere mentre tutti ridono
Sei confusione e silenzio
Sei la pace e la guerra di chi ha smesso di combattere
Sei destra e sinistra di un mondo che non ha mani
Sei un biglietto senza destinazione né partenza
Sei tutto ciò che voglio ricordare ma ho dimenticato
Sei l'illusione del domani
Sei il passato che blocca le porte al presente
Sei il sogno più dolce e l'incubo più aspro
Sei la mia paura e chi da essa saprebbe difendermi
Sei il diario che ho smesso di scrivere
E se ti cerco e non so dove trovarti…

…significa che ti ho perso.

Chi mai l'avrebbe detto che il mio passato mi avrebbe sbattuto in faccia la verità. Se non fosse così triste sorriderei pensando che Luca, quello lì, mi sta prendendo per il culo.

Questa cosa odora di follia.

Esce dagli schemi con cui mi avete legato, mi piace.

Le persone non partono solo dalla stazione.

Questa storia mi mette nervoso. Non dovrebbe essere così, dovrei starci male o fottermene, invece mi incazzo.
So che è sbagliato, so che è fuori luogo e sbagliato, ma mi incazzo lo stesso.
Non trovo giustificazioni, non trovo un senso a questa storia. So che quel che hanno fatto è quel che si poteva fare, nonostante poi su internet siano presenti pdf dell'u.s.l. di Pescara, giusto per sparar fuori un esempio escludendo i locali, che sembra facciano lo schemetto di quel che va fatto e questo mi fa pensare a come l'azienda sanitaria italiana sia preparata. Che poi magari lo sanno a memoria, eh…

Mi incazzo perché vedo persone fare affidamento alla chiesa, invocare Dio, piuttosto che cercare altri medici, altre cure, altre soluzioni. Che poi non esistono, probabilmente, ma cazzo, almeno ci ho provato!

Reagisco così solo perché so come va a finire quando ti affidi a Dio, perché l'ho provato sulla mia pelle dove finiscono le persone quando chiedi aiuto a Dio.

E si, sono un idiota. In questo momento, per di più, totalmente fuori luogo.

Fooling the fool

I guess i'll never understand the sense of your living, sense of staying between hope and holy, waiting for something to happen, stand in wait while everything around you goes by, is changing. No, i truly can't understand.

That's all i can take. That's fooling the fool.

Eyes open on closed doors.

Errore di riproduzione numero nonloso

Il problema è che mi annoio facilmente.

Più che noia è un fastidio, una delusione, ma solo perché prima c'era una quasi-felicità, una quasi-emozione.
Mi sono talmente abituato a non concludere le cose che inizio che ormai neanche mi ci metto a iniziarle. Sono un cretino che ha bisogno di qualcuno che gli rompa continuamente i coglioni e quando mi rompono finalmente i coglioni mi infastidisco e accellero le decisioni verso la rinuncia.

Ho bisogno di un delirio travolgente, STRAVOLGENTE, totalmente RIBALTANTE, assolutamente IMPREVISTO e meravigliosamente STRAZIANTE. Voglio che mi tramortisca, che mi faccia stare anche male, ma che mi faccia cambiar questo d'esser modo. Così non funziono.

Eccheccazzo.

icspì senza service pack.

Oggi(ieri in verità) ho smerdato un analista informatico. Forte delle sue spalle è venuto da me con la presunzione di dire che la sua chiavetta Onda MT835UP non è compatibile con Windows Vista. Ci ho messo 40 minuti, ma gli ho dimostrato che aveva torto, mettendoci anche una bella scommessa in mezzo. Vittoria portata a casa…l'ho subito detto alla mia Frah.

Mia Frah. Le piacerebbe se la chiamassi così.

L'ho chiamata ad impresa appena compiuta e ho subito condiviso il mio orgoglio, ma vista la reazione grama ho preferito ripetere a voce arrivato a casa…beh…non che abbia poi così funzionato.

La nostra relazione è un po' come quel laptop, ha un bel casino nel registro.

Quando vai a mettere mano nel registro è come se operassi con un bisturi dalla lama a doppio taglio(frase che uso ben volentieri in questi casi, intende bene quel che vuole intendere e mi ricorda Rommel, un amico di rete col quale avevo spesso a che fare in tempi informaticamente più gloriosi).
Non sai mai bene quel che vai a combinare modificando un valore e se usi uno di quei registry cleaner warez che google ti propone finisce sempre male.
Certi casini vanno sistemati a mano: o la va o la spacca.

Sarà che nella nostra storia i casini non li risolviamo. Non è come con un pc… Lei parla Jobs e io parlo Torwalds, ce la intendiamo, ma funzioniamo in modi diametralmente opposti nonostante la base sia unix.

L'esempio calza bene, non siamo soggetti a virus. Ci vedo bene, è solo una fase transitoria. Perennemente transitoria, ma, insomma, fanculo. Un sistema perfetto non esiste e esistesse non sarebbe interessante.

Che poi, interessante…questo è un altro punto su cui potrei dilungarmi e tanto. Il vecchio me s'improvvisava D'Annunzio senza neanche sapere chi Gabriele D'Annunzio fosse. Cercavo il BELLO e mi dannavo perché non ero in grado di trovarlo. Mi perseguitava l'assenza di presente, ma nel soffrirci ne godevo, ero diverso.
Poi ho smesso, senza rendermene conto mi sono fatto digerire dal sistema e a tratti io stesso ho digerito il sistema. L'ho mandato giù, un po' perché ero stanco di tirare pugni al vuoto, un po' perché avevo bisogno di essere guidato.
Così ho smesso di guidare e ho cercato una guida.

Se non sapessi che ogni tanto su questo blog lei ci butta l'occhio azzarderei col dire che una guida l'ho anche trovata. Giovane e inesperta, senza dubbio incapace di portare tutto il peso, però seppur sbilanciandoci andiamo avanti, un po' lei un po' io.

Giochiamo a fare gli adulti, quale sarà mai la fine del gioco? Prima o poi arriverà qualcuno a dirci che stiamo sbagliando i turni. Forse.

Frega un cazzo, tanto l'ho già fatto il danno.

Ci viene bene talvolta.

Noi

James Bond dei poveri. Ma che razza di culo ho avuto?! 😛
Yeah! A ivello hardware problemi non ne ha proprio.

Encorum Funeralis

Sono stato in chiesa quest'anno. Dico quest'anno ma penso al 25 dicembre, quello è stato lo sforzo. Sforzo mio, forzatura rituale per altri. Altre due volte ho assistito a funerali, ma in tal caso le parole del prete e il disprezzo per quel che blaterava erano un contorno, non ero lì per quello.

Sono andato con mia madre.

Per lei è stato un gesto naturale, io non l'avevo previsto e lei ha dato probabilmente per scontato che io potessi tollerarlo.
Ci crede ancora. Nonostante tutto lei ci spera ancora.

Il prete aveva un insolito modo di porsi alla sua gente. Alzava e abbassava il tono della voce, variandolo su una frequenza più calda per attirare l'attenzione dei fedeli. Un po' una rockstar religiosa dei poveri, se vogliamo.
Un mancato casanova che alla solita trippa ha aggiunto, con fare pseudo sexy e la voce bassa, frasi del tipo "Venite a me, avvicinatevi, so che avete paura di me, ma non preoccupatevi". Pessimo.
Le mie opinioni ed il mio punto di vista sono crudeli, lo so. C'è chi in queste parole ha trovato conforto, forse.

Mi disgustava il vedere tanta devozione per qualcosa che io così tanto detesto.
Le persone chine sulle ginocchia credevano veramente che quello fosse un giorno speciale. Ci mettono il cuore cazzo.
Forse ha ragione Francesca, forse è un privilegio il sentirsi protetti al buio.

Io non aspetto. Sarà per via del mio non essere particolarmente ingraziato dal tempo o forse per il mio non essere paziente in generale, ma io non attendo alcun padrone di casa. Io sono il mio padrone di casa.

Bugia. Sono 11 anni che aspetto, invece, ma non più dio.
Vivo così da più di metà del tempo che ho conosciuto. Quante serate non ho avuto, quante giornate non ho avuto, quante cose ho perso.
Quelli che pesano di più sono i minuti persi a pregare alla chiesetta appena fuori dall'ospedale. Quello è il tempo che ti sei preso facendomi credere che sarebbe servito a qualcosa.
E mentre io perdevo una vita, c'era chi firmava libro degli ospiti ringraziando quello stesso dio per l'arrivo di un fratellino.

L'odio che ho maturato dentro in questi anni mi pesa dentro come la lastra ghiacciata sulla superficie di un lago.

E qui continua a fare freddo.

Encorum Funeralis.

Almeno una volta…

"Si gusta doppiamente la felicità faticata"

[cit. Baltasar Graciá]

Non abbiatemene a male, sono una persona fortunata, nel mio piccolo. Ho una ragazza bellissima che si prende cura di me più come fossi un figlio che un amante, ho un nuovo paio di scarpe – e, si sa, percorrere una strada con delle scarpe nuove la fa sentire ancor più nuova -, ho amici che ogni tanto si, ogni tanto no…ho una nuova casa in affitto, il nostro nido, i nostri 70mq di si litiga ma poi si fa sempre pace, di pasta all'aglio e olio, camicie stirate e letto enorme. Quadri. Calendario. E un orologio al polso, così non sembro più uno scemo quando mi guardo il polso se parlo di tempo mentre sono al cellulare.

Sono un po' donna in questo. Mi sento donna perché so che di per se una donna deve accontentarsi. Non esiste un modo giusto per una donna, niente che possa andare bene, se non abbastanza. Nulla di degno, nel caso di una Donna.

Nel mio caso, invece, sono io a non sentirmi degno. Ho Flora, ma manca qualcosa alla mia insalata. Non ho olio, non ho sale.

Mi manca il mio lavoro.

Pensavo che tornare a studiare mi avrebbe coinvolto allo stesso modo e così è stato, in apparenza. La verità, però, è che in quelle 6 ore serali io sono al lavoro, nella mia testa. Ma cazzo, non è così!

Non voglio, non posso, non riesco a rallentare. Non mi basta. Non sono tipo da aspettare quel che arriva, i miei soldi mi piace guadagnarli. Altrimenti che miei sono?

Continuo a trovare qualcosa di stretto. Sarà il periodo. Sarà la menopausa psicologica. Sarà…fatto sta che sono io il mio problema. Se in casa non ci fossi io, tutto filerebbe meglio. Quello lì continua a starmi proprio sulle palle. Dorme con la mia donna, mangia nel mio piatto, si mette i miei vestiti, usa il mio spazzolino, si rade col mio rasoio, parla con la mia bocca e si riflette nella mia immagine.

Non lo sopporto.

Eppure sono l'unico che può salvarlo.

Io. Che modo buffo per esprimere se stessi. Io. Guardo queste due lettere e quasi mi viene da ridere.

Follia.


Sad Clown by ~Mads-Mikkelsen

CasaDolceWireless

kandinsky
Corridoio

Donna che dorme (Picasso)
Camera da letto
 

Ed ho la wireless gratis e un letto enorme. Alla faccia vostra. Tsk.
Casa nuova, vita nuova.

C'è la wireless, ripeto, gratuita! FUCK YEAH!!!
 

FUCK YEAH!!!

Un po' di tempo per Giovanni

Giovanni ha la g minuscola, scriverlo in altro modo è sbagliato.

Ciccio è nato una volta sola e una soltanto è scomparso.

Luca. Di luca con la l piccola si può parlare. Però poco, perché altrimenti la maiuscola se la prende e non la merita.

sonostufodinonesserecomevorreiediaveretuttoquestocaosaddosso.
sonostufodinonpoterfareedirequelchefareiodireisefossilibero
sonostufodinondedicarmipiùiltempoeleparolechemifacevanosentirePOTENTE
sonostufodinongiocareodigiocarecongiochisbagliati

Guardo il mio vuoto andare a puttane. Io a puttane non ci sono andato. Io sono la puttana.

Sono padrone. Sono padrone di rendere me stesso schiavo.
Sono padrone.

Se continuo a pensarlo mi convincerò d’avere ancora un po’ di potere.

Vedrai, tra 6 mesi andrà tutto a puttane.

"[…]Libertà è una parola di fumo, un dato per scontato, libertà è come un segno di croce automatizzato. se non sai difenderla non ti accompagnerà[…]"
(Salto nel vuoto – Subsonica)

Maicol mi guarda e vede un Dio.
Mi piace quella sensazione.

Mi son distratto un attimo e…

Ma guarda te che mi combinano…

Non le cago per un po' e tanto la ghira che la baghera mi son sparite. Tsk. Che permalose -.-"

E pensare che volevo solo guardare i giocattoli…

Quando penso a Dio, invenzione secondo me molto fruttifera, mi sento un po’ come quando da piccolo mi perdevo nei centri commerciali e cercavo mia madre tra gli scaffali…

Prologo parte seconda

"Mi svegliai senza preavviso, ripreso da un sonno inconscio proteso pressoché per inerzia, anno dopo anno, fino a dimenticarne lo scopo.

Mi accorgevo, in questo tratto sbadigliante, di come le mie espressioni faticassero a riprodurre le emozioni che spingevo fuori, alla ricerca di una luce nuova. Forse già usata, ma senza dubbio smarrita.

Avvertivo il peso dei quarant’anni che il mio corpo ostentava a tollerare, abbattuto dal mio animo acerbo, incoscente.

Vagavo nel reale alla ricerca di uno specchio. Sentivo fermo in me il bisogno di conoscere, di scoprire, di recuperare."

Ci riproviamo.

Vira vira ma ha un difetto.

Vento tira, tela vira, gira gira e non fa effetto, sembra abbia anche un difetto, teso il filo in contrappeso, m’è caduto, non l’ho preso. Ora lento, poi veloce, si fa un poco più feroce, ed ha preso il sopravvento. Vento tira, il forte vento, tela vira, vira ancora, gira gira e non fa effetto, son sicuro ha già un difetto, teso il filo in contrappeso, ero seduto e non l’ho preso. Ora lento, ancor più lento, sembro in preda allo sgomento. Vento tira, forte ancora, mi fa perdere, si dice, dei colori l’aurora. Son sgomento pure io, ma non è triste questo mio, è più delirio, oblio, ricerca di quel che sono io. Più feroce, più veloce, tira, gira, vira ancora, col difetto che ho anch’io, sgomento, lamento sono io. La mia resa, senza presa. Delirio, delirio, delirio.

"E tentiamo ancora
perché è giusto tentare
e produciamo slanci
che poi buttiamo in mare
che si spezzano subito e li buttiamo via
e diventano aborti, aborti di allegria.

E se la nostra allegria fosse un dolore
un dolore straziante, solitario
in ogni strada ci sarebbe un urlo.
il delirio… il delirio… "

Giorgio Gaber

Le chiameresti coincidenze?

Un altro 14 Maggio, fanno 60 questo giro. Il varco tra la mezza e la terza età, benché c'è chi si ostina a posticipare. Ci prova, almeno.

Dall'ultima volta che entrai in una chiesa era passato molto tempo, quel tanto che ancora però non basta a farmela passare. Eppure tra tutti i giorni, proprio il 14 maggio.
Il motivo per cui ci sono tornato non ha niente a che vedere con la fede, questo me l'ha ribadito la rabbia e l'odio che ho provato fissando nuovamente quella croce. Che poi di colpe ne ha gran poche, ho capito poi, ma non passa. Se non accusassi quel Dio che tanto acclamano come onnipotente, se ci rifletto usando la ragione, mi sento solo più stupido per averci sperato davvero.

Mi sono trovato solo di fronte al catafalco e sono entrato nel panico, sotto lo sguardo di gran parte dei presenti, inerme. Indeciso se imbrattare quella sacralità della mia blasfemia, per rispetto verso chi, sdraiato nella cassa, accoglieva gli ultimi saluti, finendo poi con lo spostarmi da lì un po' con la vergogna ma sopra ogni cosa col senso di colpa.
Il prete parlava e i presenti seguivano e rispondevano alle preghiere. Io mi sono limitato ad alzarmi e sedermi con loro, la mia preghiera non l'ho rivolta al loro Dio, ma l'ho piuttosto trasformata in un pensiero di addio al defunto, cercando più possibile di farla sembrare tale. Carica della stessa sensazione di vuoto, ma manifestata in modo tutt'altro che consono alla circostanza.

Guardavo il padre di F. pensando che è per suo padre che era lì. Che suo padre era lì dentro.
Mi è passato per la testa che delle persone a cui ho detto addio, addio per sempre e non un arrivederci prolungato, solo mio nonno mi ha avuto vicino in quel momento. Mio nonno che un po' mi fu padre.
Non è come non aver partecipato a un compleanno o aver dormito la notte di capodanno, la mancanza è reale. Soprattutto se la stessa persona che l'ultima volta aveva ricambiato il mio sguardo, seppur faticando a riconoscermi, adesso non posso che guardare dal fronte di una lastra di marmo, o meglio di una foto.

Non mi piace la morte, è una di quelle risposte che lasciano in sospeso troppe domande.

Avrei preferito festeggiare un compleanno, anche se solo in tre e senza torta. Magari con un piatto di pasta al pesto, che mia madre sa farla bene, mica coi sughi pronti.

Tanti auguri Gino. Ancora qualche anno dai, che la pensione arriva. Che poi avremo un sacco di tempo per stare insieme io e te. Che poi magari mi porti ancora a sparare alle lattine nel prato sotto casa, anche solo guardandomi dal balcone se ti farà ancora male stare giù con me. Però se usciamo di casa ti porto dove vuoi, perché adesso ho la macchina, sai, posso guidare io…
Andiamo a Parigi, questa volta al Louvre, non mi interessa Disneyland. Raccontami ancora la storia, insegnamela perché mica mi entra in testa, lo sai, sono un testa dura.
Poi, però, la sera ci sediamo in sala, al tavolone nero di pelle sotto il quale da piccolo giocavo con Rexy e Terry, i due pastori tedeschi che scorrazzavano per casa. Ci accendiamo una sigaretta e ci facciamo una chiacchierata, che di cose da dirci ne abbiamo un sacco. Che mi manca anche solo sentirti dire cazzate. Che ti voglio ancora bene, ma proprio tanto.

Stanco.

Che prezzo ha la luna in questo momento?

Domani ricomincio a respirare, ma ora, adesso, in questo instante, per questo periodo, lasciami soffocare.
Ho roba da mandar giù, a fatica, fin nello stomaco.

Ho mal di pancia.

Sono grigio.
Ho bisogno di colore.

Madness.

Perché?!?

Perché mi sveglio di botto e ho questo fiume nella testa?

Perché diamine non posso avere una testa normale?!?

Perché?!?

Perché non posso essere una di quelle vuote abitudini, ripetute, piaghe, mosce, sbiadite, solite, inutili, inconsapevoli e stupide che io così avidamente sto tornando a disprezzare?

Perché provo questo plateale squilibrio?

Perché non riesco ad essere.

Perché mi perdo in pezzi che non trovo, nelle cose che non colgo, nei frammenti di una memoria che non mi appartiene.

E ancora adesso, anche più di prima, mi sento come te. Mi sento te. Sono qui che guardo le navi passare.
Al tuo posto.

Sono qui a domandarmi che significato ha tutto questo se non mi appartiene. Se pian piano si cancella quel che è mio, quel che non so neanche più cosa fosse. Se fosse. Se mai lo sia stato.

Arrugginisco. Mi sento piovere addosso. Mi lascio piovere addosso.

Lo sputtanamento.

"Abbiamo bisogno di te"

Mi fa la proposta: provvigioni sul venduto, restando fisso in negozio.

Ehm…no.

Riformula: pagamento a ore o fisso mensile, ricomincia quando vuoi, anche lunedì stesso. Part-time o tempo pieno. Ti daremo anche quel che ti spetta(ndr dindi in arretrato $_$ ) e chiaramente il CUD del 2009.

Iniziamo a ragionare. A quanto pare qualcosa valgo…o non han trovato nessuno?

Nel frattempo, intrattenimento musicale.

L'antisociale.

La laaa là, la la là laaa là laaa…

"E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
attenzione da me state alla lontana:
non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza grana…

[…]
Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia…

Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In un'isola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare…
[…]

Amo oltremodo parlare male, fare il maiale con le ragazze,
la Pasqua vado in confessionale e tutte quante per me vanno pazze
perchè fra i "bene" poi non conta l'astinenza, basta ci sia soltanto l'apparenza la lalalala…lalalala
"

Con Gli Occhi di Un Bambino

Quella che vi faccio ascoltare è una canzone che un mio grande amico, un fratello, ha dedicato su facebook a me e agli altri che insieme a noi hanno fatto sì che un momento decisamente "no" della nostra vita sembrasse più normale.

Eravamo gli emarginati, eravamo i diversi. Fu un anno e mezzo per me, molti più per altri. Periodo di cui non mi piace parlare.

Avrei fatto cazzate in quel periodo se non ci fossero stati loro con me, nuotare insieme nella merda ci ha aiutato a stare a galla. E uscirne.

I problemi di oggi sono così piccoli al confronto…

Eravamo come i bimbi sperduti, quelli veri però. Io un po’ Peter Pan lo sono ancora.

Apri gli occhi.

L'informazione non deve essere ostacolata. Ma non si può neanche dare per scontato che tutto ciò che accade sia per il nostro bene.

Cosa ti garantisce che tutto quel che viene fatto sia per il tuo bene? Cosa può darti sicurezza, farti credere che senza ombra di dubbio quel che fanno è per il tuo bene?

Non è forse per il bene della Germania che Adolf Hitler, un più imbianchino che "artista" nato nel 1889, diede inizio alla seconda guerra mondiale?
 

Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar.

Io non voglio credere che l'ignoranza, questo voler lasciar fare agli altri, ci porti ad essere degli zombie strumentati da chi ha capito come funziona.

Troppe volte ci siamo passati, mai abbiamo imparato.

Se un giorno potrò fare qualcosa, Dio solo saprebbe cosa, lo farò. Mi costasse tutto ciò che ho.

Depressione.

La mia fortuna-sfortuna è avere un medico in casa. A volte mi sembra mi usi come tester, non mi meraviglierei se un giorno mi chiedesse di ingerire pesticidi. (ah ah ah, cazzarola se sono simpatico alle 6 e mezza di mattina!)

Comunque sia, da un po' di tempo a 'sta parte il mio medico alias madre sostiene che io soffra di depressione. Lo dice perché confondo la notte e il giorno, di fatto non sto dormendo da diverse notti e fatico a stare sveglio nelle ore odierne, e sono solito avere uno status neutro-vegetale alias stato catatonico.
A. e M. mi hanno anche fatto notare che ho pressoché sempre un espressione da incazzato. Ho i miei pensieri.

Mi sono reso conto, in questi giorni, che finisco spesso con l'estraniarmi dal resto. Più spesso, quanto meno.
Me ne sono accorto quando, qualche giorno fa, ero in macchina con A. e stavo guidando. Ad un certo punto mi ha fatto una domanda ed anche di quella ho sentito solo l'ultima parola, terminare col tono interrogativo di una domanda, per l'appunto. Non avevo ascoltato mezza parola di quel che era venuto prima.

Tornando al punto di prima, ebbene, ieri mattina mi ero messo da poco a dormire, quando verso le 7:30 mia madre ha cercato di svegliarmi e, non riuscendoci, mi ha aperto la bocca e fatto trangugiare tra 12 e le 15 goccie di Entact, un antidepressivo. Con una dose tale, chiunque avrebbe tenuto gli occhi spalancati per ore e ore, io invece ne ho ricavato come conseguenza lo svegliarmi alle 23. Ha agito meglio di qualsiasi altro sonnifero.

So di essere strano, ma cazzo! Senza contare che al risveglio avevo in bocca quel dannato sapore…come diavolo ho fatto a dormire con quel disgusto sulla lingua?!?

48 Ore.

In 48 ore:

  • Mi hanno sfondato il vetro della macchina e si son presi: portatile del mio titolare, mio impermeabile, mia borsa da lavoro(3 anni di fatiche);
  • Ho perso il lavoro. Sono una persona inaffidabile, creo più danni che guadagni.
  • Ho ricevuto un sollecito dalla banca. Sono sotto di 400€ e non mi sono ancora stati versati due stipendi. Ritardo.

Non so cosa farò domani, ma so che cambierà tutto. Io voglio cambiare tutto.

Sono nudo senza la mia borsa, senza le mie trattative, senza i contratti già firmati. 1500€ pronti per la consegna, persi. Ho tentato di richiamare i clienti, ma entrambi mi hanno mandato a pascolare, anzi, sono furibondi perché i loro documenti sono nelle mani del crimine, adesso.

Ma la polizia ha la soluzione, eccome! Adesso, dopo che altre vittime prima e dopo di me hanno subito dei furti in quella via, stesso metodo, hanno deciso di mettere una pattuglia fissa a viglilare la stessa, sicuri che così li prenderanno.
Certo che li prenderanno, perché è chiaro che un ladro, per quanto inesperto possa essere, agirà comunque senza notare la macchinina bianco-blu della polizia.
Perché i ladri non sono minimo in due, uno dei quali sicuramente a fare da palo e controllare che l'altro possa aglire indisturbato.
No, chiaro, li prenderanno.

E pensare che le barzellette le fanno sempre sui carabinieri.

Fanculo.

Il nodo della cravatta

Stavo rileggendo i posto del mio vecchio blog, un posto a cui adesso sono il solo ad avere accesso. Io solamente.

Mi rendo conto che anche tre anni fa, quando mi sedevo e scrivevo, ero lo stesso di adesso. Beh, forse non scrivevo proprio così, ma a questo vedrò di rimediare.

Vuoi un po' per malinconia, un po' per invidia – di me stesso, alquanto insano. – mi sono ritrovato perfettamente nel post che scrissi la prima volta che, per andare a lavorare, indossai abiti formali.

Copia/incolla per rendervene partecipi.

Sono passati tanti anni da quando mi insegnò certe cose.

Prendi la cravatta, appoggiatela sulle spalle, gira la parte più grossa intorno alla parte più piccola e poi passala dietro. Infilala nel giro fatto prima ed eccola lì, pronta, se hai avuto fortuna.

Della giacca allaccia solo i primi due bottoni, il terzo si lascia aperto.

Non importa se sarai spazzino o impresario, mostrati sempre come un principe e tratta le donne come principesse.
Sii devoto a una sola regina ed essa ti trasformerà in un re.
Siedi composto, mastica a bocca chiusa e impugna il coltello "a penna".
Prima di bere asciugati le labbra con un tovagliolo, così non sporcherai il bicchiere.
L'acqua va bevuta prima del caffè. Serve a sciacquare la bocca e gustare meglio il sapore.

Educazione, educazione ferrea, militare.
Chissà quante ne ho dimenticate di regole…colpa tua che non me le hai ripetute. Colpa mia che non ti ascoltavo come avrei dovuto.

Giacca, pantaloni, camicia(da stirare), cravatta. E le scarpe? Dannazione, le scarpe?

Diventare grandi è orrendo…soprattutto se si cerca di farlo da soli.

Sono passati anni, ma le sensazioni sono ancora queste.

The Tie by ibebrett

Home weak home.

Rientrato alla base dopo le ormai consuete 10 ore di guida contigue.

Un po’ intontito, inebriato dalla stanchezza. Se vogliamo proprio dirla, rincoglionito.

Sono tornato e subito mi sono diretto verso di lei. Rabbia sulla lingua, passione nel corpo e una strana miscela dentro che non saprei bene se chiamare amore o ossessione. Paura. Un termine tutto sommato affine.

Per quanto possano la mente e le parole allontanarla da me, il corpo e il "cuore" (quel tratto tra conscio e inconscio dal quale derivano i sentimenti) sono comunque attratti da lei. Mi trascina organicamente. Ogni singolo pezzo assume frenesia al contatto.

E questa stanchezza me l’ha fatta vivere da lontano. Non ero del tutto io.

Non ero io e ciò mi infastidisce.

Non sono per niente coerente. Non lo è tutto il resto, quantomeno.

Sono un pupazzo da ventriloquo al cospetto del suo sapore. Desidero. Desidero. Desidero.
Ne sono dipendente.

Cigarettes and warm kisses. by ~captureitonfilm

Non può essere eppure è.

Mi dicono che la mia auto non avrebbe mai potuto fare un viaggio così lungo viste le condizioni della frizione e del cambio.
Basta una valvola rotta – che poi, che cazzo è una valvola? Continuano a chiamar tutto “valvola”. La valvola della pompa della frizione, la valvola del cambio, la valvola del cilindro…la mia auto è un insieme di valvole – a far su un casino che metà basterebbe. Neanche una donna potrebbe far su tanto caos.

Mi dicono che la mia auto non avrebbe mai potuto fare un viaggio così lungo.

Me lo dicono. Eppure io sono in Germania, come la mettiamo adesso? Nordheim – Westfalen, mica al confine. A 912 km da quella che sono solito chiamare “casa”.

Di me invece hanno sempre detto che avrei fatto se avessi voluto, ma mi hanno sempre fermato quando avrei voluto fare.
Chissà che non possa fare anche io più di quanto dicono.

Chissà che io debba solo provare.

Let me tell you a secret. by ~ScottMoore

Non si fa trovare? Non vuole essere cercata.

Sto perdendo giornate intere smazzuolando tra una pagina e l’altra della rete per trovare un dannato blog.
Ha cambiato username, ha cambiato titolo e mi ha dato un indizio non indicizzabile dai motori di recerca. Operazione impossibile.

Brancolo nel buio.

Fanculo.

Insaziabile sensazione di cambiamento

La vera domanda non è dove sarò domani, che lavoro farò, se ce la farò.

La mia ossessione è chi sarò domani.

“Ho bisogno di un Delirio che sia ancora più forte, ma abbia un senso di vita e non di morte.”

Giorgio Gaber

La prendo come viene, più male non può fare.

Il cane fa le feste a tutti, chiede le carezze.

Questa settimana ho pianto. Cioè…per quel che si può definire un pianto a modo mio, nella concezione di pianto che gli altri interpretano male, ridotta alla lacrima che è sfuggita al mio controllo.
Mi è scesa una lacrima vera. Quanto basta per bagnare il labbro con quel tanto di salato e pastoso che si trascina dietro.

Ho avuto un momento di debolezza e subito dopo ero così eccitato, che ho voluto far ascoltare subito quella canzone, quella che mi ha fatto commuovere, alle persone che mi sono capitate a tiro.

"Amico Mio" di Roberto Vecchioni.

Cito.
"Amico mio,
tu volerai sopra una nave a vela,
ti accenderai come una stella a sera,
e sarai sempre tu, il tuo viso
e la tua voce
e di lassù mi indicherai col dito,
dicendo a tutti
quello, è il mio amico
e quando tutti mi vedranno allora
sarai felice.
"

Ho ripensato a lui, a come fu orgoglioso per poco e alle sue più numerose delusioni quando a me sembrò tanto.
Ho pensato che, se devo farcela, è anche per lui. Ho pensato anche che ultimamente non ho pensato a lui.
Che per quanto sia lontano, o non sia proprio, con lui ho un grosso debito. Da sempre.

Continuo ad avere delle ossessioni, ultimamente anche durante il giorno.
Ho fatto anche un sogno. Lasciavo tutto e tutti per scappare in un’altra città, a prendermi una vita che non è mia.
Al di là del lavoro, al di là dei fallimenti.

Sarà colpa dello specchio che continua a riflettermi davanti qualcuno che non sono più io. Qualcuno che mi fece delle promesse, ma non le mantenne. Lui mi portò a cambiare, lui mi portò a diventare quel che sono.
Mi ha giurato sulla sua vita che quella vita sarebbe stata mia, ma non è stato di parola, o quantomeno per saldare il suo debito si prende del tempo che non ho.
Lui che viene accusato perché è amato dalla gente, nonostante me.

Sarà che riposo ancora in questo interminabile stand-by, mentre dietro la pellicola scorre e proietta un film che non è il mio.

La Luna ha un culo bellissimo, ma nessuno glielo vede.

Amore in caduta, cinture slacciate e qualcuno spinge da dietro.

Se c’è una cosa che da sempre non tollero, è il sentirmi a disagio di fronte a una conversazione. È il non poter controbattere, lo stare zitto.

Ciò che mi fa letteralmente incazzare sono le insinuazioni affermate, quindi "insinuazioni" per modo di dire, a ripetizione, volte ad attaccare, a slegare, a consumare.

Ho messo da parte, a lato, nell’angolo. Come le cose che non vuoi fare ora, perché tanto le farai domani, forse dopodomani, forse la prossima settimana. Non perché non ti interessino, ma perché è un compito che richiede impegno, una fatica che necessita di una forza che al momento non hai. Una voglia che al momento non hai di subire per poi assorbire, digerire male e mandar giù il problema, fino a quando si ripresenterà, inesorabile.

Più accantono nell’angolo, più mi urla dietro di rimettere in ordine. Di metterci a sistemare, a uscirne fuori, a salvarla. Salvarci.

Ripeto più volte che il problema è già superato. Lo ripeto e me lo ripeto.
Ne ottengo che questa è la conferma che a me non frega più niente. Ne ottengo un cartello sulla schiena, l’emblema della presa per il culo, del bastardo.
Avessi anche solo un po’ di quel fascino che le attraeva a me, potessi rifiutarle. Potessi dimostrarle che non ho altre che lei e che lei per me, così, è già troppo.

Tornassimo  quando mi bastava, a quando quel troppo era un troppo diverso. Un troppo in senso buono.

Bada, perché sei la mia droga.
Bada perché sei tagliata male,
perché laceri e consumi.
Scomponi, separi, corrodi.
Eppur sei natura,
eppur ti bramo.