aside 29/02 2012

    Dopo l’amore siamo tutti un po’ dalmata.

    Sono circondato da esempi palesi di quel che l’amore, quando ti ci dai, ti lascia addosso.
    Macchie.

    Sbiadiranno col tempo e la candeggina giusta, dopo tanti e tanti lavaggi. Ti illudi che non ci siano coprendole, nascondendole sotto i vestiti o il make-up, ma basta poco e le vedi, nitide, sono ancora lì.

    Ho pensato, talvolta, che il valore di una storia sia direttamente correlato a quanto tempo sia durata o stia durando. E invece mi sbagliavo, anche stavolta, dannato sapientello…
    Tra chiacchiere di paragone, di ricordi, di frasi dette ridendo cui non avevi dato il giusto peso, affiora una malattia che abbiamo un po’ tutti. Anche chi ne sembrava uscito, curato, indenne.
    È un rifugio, quasi una consolazione. Io non mi rendo ancora conto, mi sono a malapena affacciato a questa realtà e lo sto facendo da esterno.
    Ho iniziato a guardare ed ascoltare e quel che vedo e sento è…

    Sono macchie.

    Sono porte che vuoi tener chiuse, ma se non rimetti in ordine quella stanza, se non ritingi le pareti e risistemi i mobili, rimarrà tutto così. Quel dolore che non sai più cos’è, che hai addirittura dimenticato di avere lì, ti torna addosso di colpo quando qualcuno prova a entrarci dentro, a gestirsi uno spazio, quello spazio, dentro di te.
    Oppure, altro caso, ti rendi conto che l’hai adagiata nella camera degli ospiti, ed hai continuato a muoverti lì dentro, convinto che fosse quella stanza. Tanto la chiave era simile, è stato facile ingannare ed ingannarti.
    E lei non lo sa.

    La differenza è che un’ospite prima o poi inizia a starti scomodo.
    E così già stai valutando quale sia il momento giusto. Già sai che tornerai a camminare solo.

    Poi ci sono io.
    Io che sto aprendo le finestre per arieggiare e ho coperto il ricordo con una tela leggera. Juventus, ventiquattresimo scudetto.
    Una volta tanto il calcio mi torna utile.

    Chissà che poi non trovi una ragazza della stessa misura. Che le stiano bene addosso quelle parole che a lei donavano tanto. Che voglia indossare me così come sono, anche se sono usato. Anche se c’è ancora il suo odore sui miei vestiti e ci metterò un po’ a lavarlo via.
    Che poi, io a fare il bucato sono una frana.

    Zak by Impl69sioN

    Zak by Impl69sioN

    aside 28/02 2012

    Mossa, mossa…

    Ho rivisto Francesca per chiedere una SIM Vodafone(che alla fine non ho preso).
    Indossa una tutina grigia e già lì io, che ho una mente perversa, inizio a scollegare il cervello. Però poi ripenso al concerto tributo di Gigi D’Alessio e, va beh, questa ragazza non fa decisamente al caso.

    Gigi D’Alessio una beata sega…

    Le chiedo di mostrarmi le offerte per la chiavetta e squilla il cellulare…
    La solita “Ai se eu te pego” che sta spopolando

    “Sta squillando il tuo cellulare, rispondi pure!”, le dico.
    “No, questo è quello del negozio.” Risponde.
    “Ah, per fortuna…detesto questa canzone!”
    “No va beh, io non ascolto questa roba”
    “Ah giusto, tu ascolti Gigi D’alessio! :D”
    “Ma no, che Gigi!”
    “Che suoneria hai, allora?” Fatti i cazzi tuoi, genio!

    Io non dico più un cazzo.
    Teo, dillo che mi stai prendendo per il culo. Gliel’hai impostata tu?!?

    Stallo.

    “Ah figo, li conosco! Va beh…ehhrr…bon, ci penso e ci sentiamo in settimana, Frah.” Do’h. “Cioè, Francesca!”
    “Chiamami pure Frà, che problema c’è!?”

     

    aside 28/02 2012

    In bilico tra i miei “se” e i miei “ma”.

    Oggi, per la prima volta, mi sento a casa, nonostante sia di nuovo solo e in una città che non conosco affatto, in un appartamento minuscolo che piano piano sto colmando.

    Inizio a chiamare questo posto “casa”.

    Certo che è strano…però alla fine è qui che sono. Sono a casa.

    Chissà poi che diavolo succederà dopo…chissà se. Chissà se lei o se io.
    Chissà.

    Non sono decisamente tagliato per i sentimenti. Finisco sempre col fare grandi casini. Io.

    aside 27/02 2012

    Do e Don’t.

    Do not leave me alone

    Do not leave me alone - bademeisterk90

    Sei il solo a cui lo chiedo, non mi abbandonare mai. Resta con me, non perdermi.

    Non mi sento a mio agio.

    Non mi sento a mio agio qui. In realtà non mi sento a mio agio, punto.
    Questa non è la vita che voglio.

    Non ho un posto mio, non sono a mio agio mai. Ovunque sono, sono fuori.

    Piano piano svanisci, veloce sparisci. Come me.
    Io sono come loro. O non sono, come loro.
    Chissà se esiste Luca.

    aside 26/02 2012

    Stai. Lontano. Da. Lei.

    Siamo di nuovo qui, io e te.

    Ci siamo già stati, ci sei già passata.

    Lui ha fatto errori, ti ha riposta nell’armadio e ha indossato altri vestiti, poi è tornato indietro, ti ha portata con se un altro mese e poi di nuovo lì, via da lui. Non servivi più.
    Ha improvvisato la sua bella storia, si è mostrato felice delle sue scelte…ma quanto è durata?

    Adesso è di nuovo alla carica, ma non è amore questo. Non è amore quello che ti dice che è una telefonata di lavoro, se poi sullo schermo leggi il suo nome. Non è amore quello che ti dice stasera no, domani sera, domani no, dopodomani…senza mai chiedere cosa vuoi tu.

    Non è amore quello che ti porta in un letto di lenzuola usate, ancora calde.

    Perdonami, ma non posso perdonarlo. Non posso più vederti così. Non posso permetterlo.

    Ci ricadrai, perché tu fai così. Dici che resisterai una settimana per non dar soddisfazione, ma poi cadrai, perché lo sai. In amore è così, si inciampa, ci si cade dentro…
    Ma io ti prendo, piccola amica mia, se ti farà male io ti tirerò su.

    aside 26/02 2012

    And Piggy got a message for me
    From Jesus
    And I heard every word that she had said

    aside 26/02 2012

    See your most important friends in one place.

    There’s an empty space between years of fullness and a blank facebook page.

    Io e Francesca, non quella del negozio, non siamo più amici. C’è un errore, aspetta, controlla bene.
    81 mutual friends.

    Ebbene, si è liberata di me.

    Appena torno a casa cucino gli gnocchi. Gli gnocchi che a lei non piacciono e che fanno ridere se li cucina mia madre.

    aside 21/02 2012

    Dipendente.

    Mi sento legato.

    Mi sento impotente.

    Sono nuovamente allo stadio di partenza, quello in cui sono altri a decidere per me. Io, il mio pensiero, i miei bisogni, le mie necessità non contiamo un cazzo.

    Non ho chiesto io di essere qui. In tutti i sensi.

     

    Lo hai deciso tu.
    Hai di nuovo potere su di me e ne fai uso.
    Tornerò a provare rancore nei tuoi confronti, lo stesso rancore che mi ha allontanato da te, sempre. Quello che mi ha portato lontano da te, lo farà ancora.

    Meglio in strada. Meglio solo.

    Scusa.

    Avevi ragione tu, non dovevo prenderlo quel treno. Tanto non sono stto capito uguale.
    È successo davvero.

    aside 20/02 2012

    Per svuotare una persona, toglile la memoria.

    Ho sempre avuto problemi a ricordare le cose, forse è il peggiore dei miei difetti. Dimentico fatti, date, cose da fare, nomi…persino persone.

    Ieri sera parlavo di sogni, sogni particolari che si differenziano dal comune.

    Questa notte ne ho fatto uno da schiena sudata, di quelli che ti lasciano il cuore amaro anche dopo il risveglio. Volevo scriverlo subito sulla mia moleskine ed ero convinto di averlo fatto, ma poi, nel momento del vero risveglio, la moleskine era vuota. Avevo sognato anche questo.

    E adesso non ricordo un solo dettaglio di quel sogno che tanto mi aveva tolto il fiato.
    Nemmeno uno.

    Maledizione.

    aside 19/02 2012

    “Cerca il tuo pensiero felice”

    Forse un po’ Peter Pan lo sono davvero, anche io inseguo la mia ombra. Ha vita propria, andiamo in due direzioni distinte.

    Non mi piace la vita dei grandi. Non mi piacciono i problemi dei grandi. Io non voglio pensieri.
    Io posso volare. Io voglio volare.

    Ho bisogno di amore, è questo il mio pensiero felice. Ho bisogno di essere il primo per quella persona e mettere lei al primo posto, di fronte a qualsiasi cosa.
    Non riesco a tollerare che una persona dica di amarmi mentre sta avendo una relazione con un’altra persona e mi impedisca al tempo stesso di conoscerne una nuova. Una delle persone che mentre annego nel suo mare, mi sta porgendo la mano. Torna su, non restare più in acqua

    Se avesse voluto veramente riprendermi lo avrebbe fatto. Potrebbe farlo. Lo farebbe.

    Ma io, Luca, questo cretino dietro lo schermo, voglio davvero quella vita? Voglio davvero essere messo in pausa e ripreso a discrezione di altri?E se non andrò più bene di nuovo? Chi le impedirà di saltare di nuovo a quella traccia del suo album? Io non sono parte di un CD.
    Sono musica di strada, parte della sinfonia singhiozzata di un cantautore ubriaco. Non seguo, mi seguono. E se decidono di ascoltarmi, lo fanno rispettando i miei tempi, le lunghe pause tra una strofa e l’altra e le parole fuori tempo, veloci, quasi rappate.

    Devo riuscire a staccare la spina.

    Sono sempre più convinto che non tornerò indietro. Se riesco ad abituarmi a stare solo, qui, con questa nenia fredda ripetuta senza uno schema. Con la mia follia e la voglia di ritrovarmi.

    Se c’è una cosa che ho capito è che finchè non ritrovi te stesso non puoi minimamente sperare nel successo di una relazione

    Non voglio più telefonate rabbiose, non più lacrime di cui sono la causa né voglio essere più io quello a stare male.
    Passerà, perché tutto passa.

    Indietro non tornerò.
    Io sono più di così.

    Posso volare.

    image 16/02 2012

    image

    aside 14/02 2012

    Cataclisma emozionale.

    Non permettere mai che una singola persona abbia abbastanza potere da sconvolgere il corso delle tue giornate con una sola parola.

    Non permettere mai che ti faccia sentire inutile, che svilisca la tua persona per un tratto del tuo carattere, né di non farti immaginare un mondo senza di lei.

    Non amare una persona in grado di vivere senza di te e non fidarti se ti dirà che non può fare a meno di te, mai.

    Basta, adesso basta.

    aside 13/02 2012

    Qual è il bisogno a cui non puoi rinunciare?

    C’è un’orchestra di pensieri nella mia testa, è quello che succede quando sono stanco al punto da sentire i suoni distorcersi.
    La caffeina. Ne faccio un uso esagerato. Questa notte sono al settimo caffè amaro. Delirio.

    Gli odori, i sapori, il suono delle dita che battono sui tasti.

    Dentro me si inaugura un concerto. Scene di vita normale, vita mia, fanno da scenografia a quest’alluvione di pensieri.
    Passione, sentimento, vulnerabilità. Faccio l’amore con i tasti, cerco di spingere via questo vuoto, l’eco mi distoglie dalla creatività. Mi porta lontano da quello che stan facendo le mie mani.

    Ho la testa altrove.

    L’odore forte di caffè, il sapore acre in bocca.

    I sensi d’un tratto mentono, si associano ad un’immagine carnale della passione, richiamo alla mente un aroma totalmente esterno al contesto. Inebriante, intenso, estasiante.
    Koru e fiamme. Una sinfonia perversa di illusione mi porta via, mi abbandono alla follia di tutto questo.

    aside 10/02 2012

    Puttane e farisei.

    Mi sbagliavo, un’altra volta. Faccio spesso l’errore di ascoltare i miei impulsi, il mio pensiero è il mio primo confidente, mi viene naturale ascoltare e seguire i consigli che mi da a pelle, a primo impatto, a sensazione. Ma sbagliavo su Parigi.

    Con questa città ho un debito impagabile, un rimorso antico che non mi abbandona. L’ho messo nella non troppo ampia lista di cose da ricordare e non si smuove, evita il flusso di riciclo cui la mia memoria breve non mi concede di rimediare.
    Resta lì, bussa ogni tanto nelle tempie, insieme ad altri che non sono stato in grado di lasciare andare.

    Anni fa, secoli fa, mi portarono a visitare Parigi. Dico di aver visitato Parigi, ma in realtà li obbligai ad assecondare il mio infante egoismo, che trascinò mia madre con me a Disneyland Paris, il sogno di ogni bambino. Mi rifiutai di scendere a qualsiasi patto, volevo andare lì e lì soltanto. Louvre, Arco di Trionfo, Tour Eiffel, Notre Dame, Sacro Cuore, Moulin Rouge e Champs-Élysées non mi interessavano. Mi opposi con insistenza e mi accontentarono. Dannati bambini, piangono sempre, fanno confusione, tengono il muso. Dannato bambino, non pensa che a giocare. Dannato bambino, pensa solo a se stesso.

    Mio padre il Louvre non l’ha visto mai. Lo guarderà nei miei occhi, nelle mie foto, nella mia mente, ma non l’ha mai visitato e lui è uno che conosce anche il colore delle mutande di Napoleone. Lui è uno che di storia e arte ne sa a bizzeffe.
    Se non lo visitò allora fu per colpa mia.

    Su Parigi mi sono dovuto ricredere, capisco perché i francesi la amino a tal punto. È una miscela, è falsa, sacra e profana, un po’ mamma un po’ puttana.
    Il mio amore per Notre Dame si è limitato al suo esterno. I Gargoile, la statua di Giovanna D’Arco(quella che arsero viva sul rogo e che adesso chiamano SANTA Giovanna D’Arco, per intenderci), i negozietti all’interno e i prezzi fissati per le offerte ne fanno qualcosa di decisamente fariseo e limpida immagine di una chiesa aziendale, attenta a remunerare su qualsiasi cosa.
    Di solito non visito l’interno delle chiese, come non entro nei bagni delle donne, mai. Qui però è diverso, ho conti in sospeso.

    Ho visitato anche la chiesa del Sacro Cuore, sì, che secondo me dev’essere stata nominata per inneggiare al cuore di coloro che si fan tutti quei gradini per visitare una chiesa. Che di fatto è una chiesa, punto. Come Notre Dame, dopotutto, che è una chiesa. Punto.
    In entrambe niente di più, qualcosa di meno tutt’al più.

    Mi ha conquistato mentre eravamo soli, non prima. Un po’ per volta, mentre mi tuffavo dentro ai vicoli imbucati nei dintorni di Notre Dame, subito dopo il ponte, alla ricerca di una libreria che non sono stato in grado di trovare. Soli io, lei e le mia musica nelle cuffie.
    Mi sono innamorato, ma non senza lucidità, resto sveglio e ne riconosco difetti che ci impedirebbero di andare oltre. Diciamo che più che compagna è una amante, un po’ perversa se vogliamo. Una suora con le giarrettiere.

    Non siamo troppo diversi dopottutto. Un po’ bugiardi a volte, per non capire neanche noi quel che veramente siamo. Indossiamo una magia che come sarti esperti ci siamo cuciti addosso, per paura di non restare nudi sotto, senza nome, senza senso.

    Siamo legati, per quanto io possa perdermi, qui prima o poi ritroverò la mia strada.

     

    aside 06/02 2012

    Biondo catatonico.

    […]
    L: Ad ogni modo sono contento te ne abbia parlato
    I: perchè?
    L: vuol dire che ha preso comunque in considerazione la critica e forse prima o poi rifletterà e capirà da cosa nasce
    I: secondo me no.. cioè nel senso lei è così piena di sè con gli uomini, con me è una persona umile, non si vanta mai
    L: Un giorno capirà che a forza di giocare sarà diventata un giocattolo.
    I: ma perchè lei è una da trombamicizia..per questo è così.. sa di essere bella e sa di piacere.. cos’altro?
    L: Quello che hai appena descritto è un insulto a secoli di lotta per l’uguaglianza dei diritti delle donne, ne sei consapevole?
    I: è solo la verità luca
    L: Una verità facile, che disprezzo con tutta l’etica e la morale di cui dispongo.

    Superficialità allo stato puro.
    Parlare con persone così di persone così mi fa sentire stupido.

    aside 05/02 2012

    Finestre, clacson e sigarette.

    Se non mi fossi imposto di ragionare e smetterla di farmi del male, uscirei da qui, andrei verso quella che era casa mia e mi appoggerei alla finestra. Sarebbe un chiaro e penoso episodio di stalking.

    Non prenderei la macchina, andrei a piedi e mi fumerei qualche sigaretta camminando. Alla fine è qui a due passi, non più di un quarto d’ora di camminata.

    Arrivato alla finestra scruterei camera nostra in cerca di lui. Probabilmente a quest’ora di sabato li troverei lì, insieme.

    Ho pensato molte volte a come sarebbe guardarli mentre si baciano, si sfiorano, si coccolano. O, come piaceva dire a noi, si glucosano.
    Non mi piacerebbe affatto, soffrirei come un dannato ma, cristo, una volta per tutte mi fisserei in testa che per me non c’è più posto. Che è davvero successo, che è così.
    Mentre fanno l’amore no, questo mai. Non mentre imbratti di superficialità il suo corpo, le sue membra, il suo odore, i suoi pensieri. Tu che  io vedo così sporco.

    Ci vuole fegato a mandare giù.

    Ho sempre avuto problemi col fegato. Squilibrato. Grasso. Unto. Stomachevole.
    Come il mio problema.

    aside 04/02 2012

    Non vorrei, vorrei, ma se non vuoi…

    Sono le quattro del mattino e io mi sto lasciando divorare dalla gelosia.

    Non so in realtà se sia giusto chiamarla gelosia, in effetti no. È la mera consapevolezza di aver perso la propria compagna e che adesso lei chiama e viene chiamata amore da un “amore” che non sono io, e che se parla del “suo ragazzo” non sta parlando di me.
    Divento così quando subentra la ragione, per assurdo.

    La ragione mi porta a pensare che è stupido pensare che quando tornerò, tra 4 mesi, lei sarà disposta a tornare da me, come anche sarebbe stupido che io mi facessi calpestare il cuore in questo modo, rimanendo nel “forse quando tornerai, se ci sarà ancora interesse, forse. Vedremo.”

    Un mese fa non lo conosceva affatto, non si erano mai sentiti, lui per lei era solo un mio amico. Ero io quello che lei voleva e io non le davo la giusta importanza, io semplicemente non c’ero, non ero lì. Ero completamente assente.

    Adesso sono qui a domandarmi quante volte lui dorme in quello che era il nostro letto, quanto e dove tocca la donna che amo, quante volte la chiama amore, quante volte la bacia, quanto lei inizia piano ad amarlo e lasciare me nell’angolo.

    Adesso sono qui a stringere il pupazzo che mi regalò anni fa e mentire ai sensi fingendo che quello che stringo al petto sia una parte di lei, sia come fosse lei, sia lei.

    Sono qui a ripeterle che sono quell’uomo che voleva e a pregarla di lasciarsi amare da me.

    Sono qui a cercare una cura e inizio piano piano ad odiarla per quello che mi sta facendo. Per quello che provo.

    E intanto venderei l’anima per un suo bacio.

     

    aside 03/02 2012

    Tutto coprirà.

    aside 03/02 2012

    Sono un bravo attore, dopotutto.

    Sto bene. Sto bene e sono una persona che scherza, ride e prende la vita come viene. Sto benissimo e ho accettato la cosa dopo così poco tempo perché sono in grado di gestire le mie emozioni. Sono un adulto, cazzo.

    La speranza che quella porta rimanga socchiusa e possa riaprirsi mi fa stare bene, sempre che non la chiudano altri per lei.

    Sto bene.

    Nuova filosofia: Just don’t give a fuck.
    Luglio sembrerà arrivare in dozzine di calendari.

    Io sto bene, sono sereno.

    Sei come un’onda che ribatte e sbatte dentro di me
    mi hai gia portato al largo dove un appiglio non c’è
    non posso più tornare indietro: non conosco la via
    non voglio più tornare indietro e stare senza di te,
    io non potrei, senza di te, io non potrei…

  • Parole. Sono tutte parole.

    • No soy extraño. Sólo no soy normal. – Salvador Dalì
    • Ты дала мне два дела
    • Che diavolo significa che avevo un bar?!
    • Dove diavolo sei, Carmen Sandiego?
    • L’essenziale è invisibile agli occhi
  • Roba buttata a casaccio.

    • Odi et amo
  • La gente dice, la gente pensa.

    • Giovanni on Il mio destino è vivere balenando in burrasca
    • LogorroicaMente on Come una goccia che scivola sul vetro.
    • LogorroicaMente on Sarai sempre il più bel posto dove rifugiarsi per poter credere che tutto andrà bene.
    • Pece on La prossima mi viene meglio.
    • chand on L’amore sta nelle case in rovina
  • Domani metto in ordine.

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