“Mery…scusa se ti scrivo a quest’ora…è che ho bisogno di buttare fuori… in Campania era più facile, quasi ero guarito, distrazioni. Qui, anche all’estero, ma in compagnia degli amici che abbiamo in comune ad ascoltar la musica che lei ascolta…non riesco a togliermela dalla testa. E mi ricomincia anche quella sensazione tipo buco nero nello stomaco e braccia e gambe irrigidite…assenza. ho bisogno di smettere. Io… merda. Scusami. Scusa ancora.”
Lei mi squilla. Fa così quando ha letto, è per dire “ci sono” e solitamente in questi casi finisco col chiamarla.
Prendo le chiavi della macchina, apro la bauliera, rovisto nella valigia. Ho portato un sacco di cazzate in questo viaggio, abiti che non ho indossato, alla fine era prevedibile, ma questa volta ho voluto avere vestiti per ogni eventualità, anche accessori e il mio “lutto nero” era tra questi.
Luca ed io, diversi anni fa, vivevamo un periodo un po’ del cazzo. Non potevamo parlare spesso dei nostri problemi, in quel periodo. Per ogni cazzata avrebbero tirato fuori un problema ben più grande e ci avrebbero portati a parlare con uno psicologo. Inventammo un metodo per capire quali fossero i nostri stati d’animo e così iniziammo ad indossare delle bandane che li manifestassero in base al loro colore.
Preso da quel pastone di sensazioni cercai la bandana nera nella borsa e la indossai attorno alla testa. Fermami i pensieri, le dicevo, e lei li amplificava.
C’erano concerti tutti i giorni al Metalcamp e io ho continuato a indossarla, fino al penultimo giorno.
“Due sono le cose
1 O tu riesci a capire com’è veramente Frah e riesci ad apprezzarla davvero per il valore che ha
2 Sei tu che ti stai facendo tante pippe mentali e lei non è quello che pensi e per questo continua a stare con lui, perché a sto punto il dubbio mi viene se tu dici che lei è cosi speciale, intelligente e tutto il resto”
Le ho scritto un sms, il giorno dopo. Mi mancava da dentro, mi mancava un pezzo. Avevo un fottuto bisogno.
Avesse risposto…
Arriva il penultimo giorno, suonano gli Amon Amarth, uno dei gruppi preferiti di Patrick. Ci buttiamo nella mischia, parte un pogo enorme, corriamo lì in mezzo alla mischia, ci spingiamo, polvere ovunque.
Finisce il concerto, sono elettrizzato. Mi sistemo i capelli, un tic che aveva iniziato a prendermi era quello di rimettere a posto la bandana tra la fronte e gli stessi…e la bandana non c’è più. Andata via.
E i pensieri? Un’altra birra.
Volevo vederla, appena rientrato, ma non ha voluto perché stava già uscendo. La incontro il giorno dopo, le avevo comprato un maglietta, pensavo avrebbe apprezzato. Invece s’è quasi alterata e pochi secondi dopo ha ripreso a inveirmi contro.
Tutta la sera è rimasta per i cazzi suoi, sulle sue, con il cellulare in mano(a scrivere a lui).
Mi prometto, come tutte le volte, che questa è l’ultima. La lascio ai cazzi suoi, lascio stare, non ha più senso, non è più lei.
E come tutte le volte so che è una stronzata, io con le promesse non sono poi così bravo.