Non sei fatto per essere chi sei.
Credo, ne sono fermamente convinto, che nessuno sia in grado di dire né chi è, né cosa è stato messo qui a fare, né tantomeno possa insegnarlo agli altri.
Ci ho provato.
Ho provato a fare entrambe le cose, intendo dire. Certo non sempre con successo, no, decisamente no, anzi. Cazzate. Non ho mai capito chi sono, non ho mai nemmeno insegnato agli altri chi erano loro.
Diciamo piuttosto che con le parole mi ci divertivo parecchio, al punto da infagottare la gente con quelle fandonie buone che piacciono tanto a sentirle. Non dicevo a una persona chi era, ma chi secondo me ella voleva essere.
La realtà delle cose è invero più malleabile di quel che si possa pensare.
Non ho mai capito chi sono.
"Non so ancora cosa farò da grande"
"Per come ti sei buttato nella vita dei grandi, tu sei già grande"
"No, non…"
"Hai avuto fretta di crescere, se non torni indietro ora certe cose non potrai mai più farle"
"Le farò eccome cazzo!"
"Quando?!? Quando avrai trent’anni, responsabilità, figli, moglie, cazzi e mazzi?"
Lavoro. Sto gettando le basi per il mio lavoro. Il mio lavoro è la mia vita, questa è la scelta che, consapevole o meno, io ho fatto.
Lavoro, lavoro, lavoro, soldi a fine mese, rata della macchina da pagare, soldi per poter prendere in affitto un buco dove dormire ed essere indipendente, soldi per permettermi di mangiare fuori anche tutti i giorni, soldi per poter viaggiare. Più guidare che viaggiare, la destinazione non è mai fondamentale né mi auguro lo diventi mai.
Il lavoro è ciò per cui adesso sto vivendo. La mia vita privata, la mia ragazza, i miei amici, il mio svago sono tutte cose che sto cercando di affiancare al lavoro.
Sono forse malato?
Fatto sta che su questo ho costruito la mia identità. Io so rispondere se mi domandano chi sono perché il mio lavoro una definizione me l’ha attribuita. Sono un consulente commerciale. Un venditore. Uno stressato.
Se mi togli questo io chi sono?
Un fallito.
Non sono più neanche uno studente, perché se lo fossi sarei un ventenne con in tasca la terza media.
Un fallito.
"Tu non sei fatto per fare il venditore. Tu non hai le caratteristiche alla base di quello che è un venditore. Ho già problemi, non possiamo accollarci anche i tuoi. Cambia mestiere, fai quello che sai fare, rimani nelle cose tecniche."
Crisi di pianto, urlando a squarciagola mentre il tachimetro segnava i 200. Batto i pugni sul volante. Mi rimetto la faccia e torno da loro. La mia vera vita. Il mio paracadute.
E dunque, adesso, chi sono io?