aside 29/04 2012

    Nonna bis legge, non si ferma alle figure. Non pensatelo.

    Ho rivisto zia Maria. Erano almeno 13 anni che non passavo a trovarla, c’era ancora zio Tommaso.
    Andammo lì con i nonni, io e mia cugina, e giocammo con le sue nipotine mentre i grandi parlavano ore ed ore. Le nipotine adesso sono grandi, la più piccola ha 17 anni e non ricorda di avermi visto mai. Io, figurati, con la memoria che ho non ne rammentavo neppure il nome.

    Quando parla le si illuminano gli occhioni chiari, tondi si allargano e sorridono elettrizzati. Occhi che hanno visto 82 anni di cose scaturiscono la voglia di raccontarle.
    Poi la saluti e lei dall’uscio urla “và chian’! E torna, eh!”.
    Se ne torna sola in casa, gli occhi di nuovo piccoli, costretti a rimembrare il via vai di quelle stanze e quanto più era coltivato l’orto quando lo curavano in due.

    Zia Zelinda è più tranquilla, non aspetta visite come la sorella. Lei che un po’ s’è stufata di guardare la televisione perché tutte ‘ste parolacce inglesi non le capisce.
    Abbiamo guardato insieme quel film con Alessandro Siani, “Ti lascio perché ti amo troppo”, emozionandoci su una scena che in verità con la trama centrale aveva poco a che fare. Aveva a che fare coi ricordi, però.

    Di ricordi le zie ne hanno tanti.

    Mi parlano entrambe di come mio nonno fosse uno sciupafemmine…sarà che crescendo con 5 sorelle, sulle donne di cose ne aveva imparate. Vorrei confessare loro che tante cose le ho imparate da lui e tutte funzionano ancora. I geni, in fatto di numero d’esperienze, mi concedono un discreto curriculum, ma non è questo che mi piace aver imparato da lui, quanto più la qualità nel rapporto in sé. Che poi, posso parlare dell’atto pratico, perché di come stare a fianco a una donna, di come prendersene cura in una relazione, di come amarla, non mi insegnò granché.
    Chissà se ne conosceva i segreti.

    Approfitterò della mia permanenza qui per godere di questa famiglia che mi ero perso dietro, che come niente fosse mi accoglie come membro integrante. Ne sono parte più di quanto credessi.
    Il sangue non è acqua, ripete zi’ Zelinda.

    E dire che ci abbiamo provato ad essere una famiglia anche da soli. Ce l’avevamo dietro l’angolo, è la grandezza dell’angolo il problema.

    aside 24/04 2012

    Sarà che forse sei solo una perla e non una collana.

    Patatrac. La mia solitudine e il mio piano piano adattato appartamento sono stati invasi e pervasi dalla donna che profuma Gianfranco Ferré, in altri momenti anche detta madre, mia madre.

    È divertente come le sia rimasta addosso la parlantina da suocera brontolona, più che da madre. Dopo avermi messo a soqquadro la casa, aver pulito ogni centimetro di pavimento e scombussolato l’ordine “pseudo-naturale” che gli utensili della cucina si erano formati a modo loro, dopo aver rintracciato e usato una lavanderia self-service a 120Km da casa mia – che, per inciso, mi ero rifiutato di cercare…per pigrizia – e quindi aver lavato ogni mio vestito/asciugamano/straccio/(sacchetto di stoffa) e aver steso panni in ogni angolo della casa, porte comprese…mi si è rivolta di sfuggita sfondando su quanto io abbia imparato vivendo fuori.

    Capelli ovunque, almeno, qui non ce ne sono.

    Che poi, vivendo fuori…

    Mi rendo conto, sempre meno – appunto -, che se non ci penso, non ci penso. E se non ci penso, va proprio bene.
    Mi rendo conto, anche, che io son proprio una persona piacevole quando non penso.

    Penso più volentieri a ciò che perdon gli altri, rispetto a ciò che han buttato. Io sono un immondizia solo se mi immedesimo in quel che hanno fatto di me.

    Altrimenti sono Dio. Se non io, chi?

    E io potrei anche esserlo, se no non vedo chi.

    Giorgio Gaber

    Che poi, “Stronzo”. È giusto non dare per scontato si possa manifestare quel che passa per la testa, soprattutto se ciò potesse qualsivoglia suscitare lo sgomento e il fastidio di una amica. Che, diciamolo, non c’entra un emerito cazzo, l’amica, però in taluni casi si fa come con le lasagne: c’è la ricetta, ma poi chi vuole fa un po’ come gli pare e ci mette dentro quel che capita a tiro. La besciamella copre tutto.

    aside 16/04 2012

    Bambola.

    A volte, trasformiamo le persone in bambole.
    All’inizio sono compagne inseparabili. Le prendiamo per mano e le trasciniamo in ogni passo della nostra vita. Non c’è foto o momento di gioco che non le comprenda, non c’è ricordo che non le veda apparire. Poi, lentamente, il tempo scorre, e noi le riponiamo su una mensola. Le lasciamo lì, ad aspettarci, perchè le bambole aspettano sempre, anime racchiuse in un guscio di porcellana. Ogni tanto incontriamo i loro sguardi per caso, ed allora le prendiamo, e le guardiamo con affetto per qualche minuto, per poi farle tornare nel loro piedistallo impolverato. Altre volte, più semplicemente, giriamo lo sguardo. Perché sappiamo di dovere loro molti momenti di felicità e compagnia dopo un incubo notturno, ma nuovi giocattoli meno impolverati ci attendono. Alcune persone sono come le bambole. Perché restano ad aspettare che le prendiamo nuovamente in mano, per regalarci lo stesso sorriso di quando le avevamo abbandonate in un angolo impolverato della nostra vita.

    aside 16/04 2012

    Ruggisce il cuore della bestia umana.

    Luna, sei sopra un mondo strano che lancia le sue voci in cielo. Luna, mezza luna o piena, serena passi e te ne vai…

    Guarda con che pena si muore d’amore quaggiù.

    In questo aveva colto bene, questo sentimento che alberga dentro, bieco e misero, altri non è se quel che è rimasto dentro di quella bestia umana, entrata senza chiedere per gridare amore ad una falsa Esmeralda.

    Non so se Notre Dame De Paris sia il mio classico, di certo è il mio musical e il mio teatro.

    aside 15/04 2012

    Acquisti della domenica.

    Ma dimmi la verità, la spesa la facevi tu o Frah?
    La facevamo insieme…cioè, la lista la preparava lei, però la facevamo insieme…

    Tutto questo succo d’ananas?
    Abitudine.

    Ma per quanti giorni ti deve durare la spesa?
    Pochi
    Perché?
    Perché devo tornare…
    …per vedere Frà.

    Beh…boh. Forse.

    aside 09/04 2012

    Scusami se non sono come ti vuoi.

    Ciao Luca,

    Ti sto facendo fare un bel po’ di gaffe ultimamente. Ad avere le redini, le mani al volante, si riesce a spingere avanti tutto, ma la direzione non è sempre detto sia quella giusta. È che ti eri messo in testa una valanga di intenzioni che io non mi sento pronto di portare a compimento.
    Sarà che forse ti avevo gonfiato un po’.

    La realtà è malleabile, Luca, questo lo andiamo predicando da tempo. Tutto è quel che tu vuoi vedere. Come lo vedono gli altri, se lo vedono, è diverso da come lo guardi tu, ma è giusto così, altrimenti guarderemmo nella stessa direzione tutti e la nostra unicità andrebbe a farsi fottere. Se a guardare nella stessa direzione siete in due, non significa che stiate percorrendo la stessa strada, magari è solo un caso, qualcosa di momentaneo.

    Saremo soli, Luca, saremo sempre io e te, anche quando abbiamo accanto altre persone siamo soli. Siamo io e te.

    Può sembrare negativo, un modo di parlare stupido, ma veramente, nulla è importante. Come può contare se nemmeno esiste?

    Avevamo iniziato a parlare. Ti ho confuso, ti ho reso più vulnerabile. Adesso ti scrivo.

    Potrai tentare di liberarti di me, di uscire da qui e vivere là fuori, ma non riuscirai a eliminarmi. Sono la voce che ti ronza dentro, sono lucida, sono verità, sono schietta nel piazzarti di fronte la realtà come è, diversa da quella in cui finiresti col poltrire.

    Non sei destinato ad essere. Non sei. Non sarai mai.
    Siamo occhi, Luca, siamo circuiti chiusi. Osserviamo, giudichiamo, siamo esterni.
    Passeremo il nostro tempo ad aspettare la fine, perché è quello che fanno tutti. La differenza è che non se ne curano, credono non arrivi mai.

    Quanto manca? Dove stiamo andando?
    Voglio la spada. Non mi piace quella di plastica nera, prestami la spada vera. Che Zorro potrò mai essere con una spada nera di plastica?

     

  • Parole. Sono tutte parole.

    • No soy extraño. Sólo no soy normal. – Salvador Dalì
    • Ты дала мне два дела
    • Che diavolo significa che avevo un bar?!
    • Dove diavolo sei, Carmen Sandiego?
    • L’essenziale è invisibile agli occhi
  • Roba buttata a casaccio.

    • Odi et amo
  • La gente dice, la gente pensa.

    • Giovanni on Il mio destino è vivere balenando in burrasca
    • LogorroicaMente on Come una goccia che scivola sul vetro.
    • LogorroicaMente on Sarai sempre il più bel posto dove rifugiarsi per poter credere che tutto andrà bene.
    • Pece on La prossima mi viene meglio.
    • chand on L’amore sta nelle case in rovina
  • Domani metto in ordine.

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