Do e Don’t.

Do not leave me alone

Do not leave me alone - bademeisterk90

Sei il solo a cui lo chiedo, non mi abbandonare mai. Resta con me, non perdermi.

Non mi sento a mio agio.

Non mi sento a mio agio qui. In realtà non mi sento a mio agio, punto.
Questa non è la vita che voglio.

Non ho un posto mio, non sono a mio agio mai. Ovunque sono, sono fuori.

Piano piano svanisci, veloce sparisci. Come me.
Io sono come loro. O non sono, come loro.
Chissà se esiste Luca.

Stai. Lontano. Da. Lei.

Siamo di nuovo qui, io e te.

Ci siamo già stati, ci sei già passata.

Lui ha fatto errori, ti ha riposta nell’armadio e ha indossato altri vestiti, poi è tornato indietro, ti ha portata con se un altro mese e poi di nuovo lì, via da lui. Non servivi più.
Ha improvvisato la sua bella storia, si è mostrato felice delle sue scelte…ma quanto è durata?

Adesso è di nuovo alla carica, ma non è amore questo. Non è amore quello che ti dice che è una telefonata di lavoro, se poi sullo schermo leggi il suo nome. Non è amore quello che ti dice stasera no, domani sera, domani no, dopodomani…senza mai chiedere cosa vuoi tu.

Non è amore quello che ti porta in un letto di lenzuola usate, ancora calde.

Perdonami, ma non posso perdonarlo. Non posso più vederti così. Non posso permetterlo.

Ci ricadrai, perché tu fai così. Dici che resisterai una settimana per non dar soddisfazione, ma poi cadrai, perché lo sai. In amore è così, si inciampa, ci si cade dentro…
Ma io ti prendo, piccola amica mia, se ti farà male io ti tirerò su.

And Piggy got a message for me
From Jesus
And I heard every word that she had said

See your most important friends in one place.

There’s an empty space between years of fullness and a blank facebook page.

Io e Francesca, non quella del negozio, non siamo più amici. C’è un errore, aspetta, controlla bene.
81 mutual friends.

Ebbene, si è liberata di me.

Appena torno a casa cucino gli gnocchi. Gli gnocchi che a lei non piacciono e che fanno ridere se li cucina mia madre.

Dipendente.

Mi sento legato.

Mi sento impotente.

Sono nuovamente allo stadio di partenza, quello in cui sono altri a decidere per me. Io, il mio pensiero, i miei bisogni, le mie necessità non contiamo un cazzo.

Non ho chiesto io di essere qui. In tutti i sensi.

 

Lo hai deciso tu.
Hai di nuovo potere su di me e ne fai uso.
Tornerò a provare rancore nei tuoi confronti, lo stesso rancore che mi ha allontanato da te, sempre. Quello che mi ha portato lontano da te, lo farà ancora.

Meglio in strada. Meglio solo.

Scusa.

Avevi ragione tu, non dovevo prenderlo quel treno. Tanto non sono stto capito uguale.
È successo davvero.

Per svuotare una persona, toglile la memoria.

Ho sempre avuto problemi a ricordare le cose, forse è il peggiore dei miei difetti. Dimentico fatti, date, cose da fare, nomi…persino persone.

Ieri sera parlavo di sogni, sogni particolari che si differenziano dal comune.

Questa notte ne ho fatto uno da schiena sudata, di quelli che ti lasciano il cuore amaro anche dopo il risveglio. Volevo scriverlo subito sulla mia moleskine ed ero convinto di averlo fatto, ma poi, nel momento del vero risveglio, la moleskine era vuota. Avevo sognato anche questo.

E adesso non ricordo un solo dettaglio di quel sogno che tanto mi aveva tolto il fiato.
Nemmeno uno.

Maledizione.

“Cerca il tuo pensiero felice”

Forse un po’ Peter Pan lo sono davvero, anche io inseguo la mia ombra. Ha vita propria, andiamo in due direzioni distinte.

Non mi piace la vita dei grandi. Non mi piacciono i problemi dei grandi. Io non voglio pensieri.
Io posso volare. Io voglio volare.

Ho bisogno di amore, è questo il mio pensiero felice. Ho bisogno di essere il primo per quella persona e mettere lei al primo posto, di fronte a qualsiasi cosa.
Non riesco a tollerare che una persona dica di amarmi mentre sta avendo una relazione con un’altra persona e mi impedisca al tempo stesso di conoscerne una nuova. Una delle persone che mentre annego nel suo mare, mi sta porgendo la mano. Torna su, non restare più in acqua

Se avesse voluto veramente riprendermi lo avrebbe fatto. Potrebbe farlo. Lo farebbe.

Ma io, Luca, questo cretino dietro lo schermo, voglio davvero quella vita? Voglio davvero essere messo in pausa e ripreso a discrezione di altri?E se non andrò più bene di nuovo? Chi le impedirà di saltare di nuovo a quella traccia del suo album? Io non sono parte di un CD.
Sono musica di strada, parte della sinfonia singhiozzata di un cantautore ubriaco. Non seguo, mi seguono. E se decidono di ascoltarmi, lo fanno rispettando i miei tempi, le lunghe pause tra una strofa e l’altra e le parole fuori tempo, veloci, quasi rappate.

Devo riuscire a staccare la spina.

Sono sempre più convinto che non tornerò indietro. Se riesco ad abituarmi a stare solo, qui, con questa nenia fredda ripetuta senza uno schema. Con la mia follia e la voglia di ritrovarmi.

Se c’è una cosa che ho capito è che finchè non ritrovi te stesso non puoi minimamente sperare nel successo di una relazione

Non voglio più telefonate rabbiose, non più lacrime di cui sono la causa né voglio essere più io quello a stare male.
Passerà, perché tutto passa.

Indietro non tornerò.
Io sono più di così.

Posso volare.

image

Cataclisma emozionale.

Non permettere mai che una singola persona abbia abbastanza potere da sconvolgere il corso delle tue giornate con una sola parola.

Non permettere mai che ti faccia sentire inutile, che svilisca la tua persona per un tratto del tuo carattere, né di non farti immaginare un mondo senza di lei.

Non amare una persona in grado di vivere senza di te e non fidarti se ti dirà che non può fare a meno di te, mai.

Basta, adesso basta.

Qual è il bisogno a cui non puoi rinunciare?

C’è un’orchestra di pensieri nella mia testa, è quello che succede quando sono stanco al punto da sentire i suoni distorcersi.
La caffeina. Ne faccio un uso esagerato. Questa notte sono al settimo caffè amaro. Delirio.

Gli odori, i sapori, il suono delle dita che battono sui tasti.

Dentro me si inaugura un concerto. Scene di vita normale, vita mia, fanno da scenografia a quest’alluvione di pensieri.
Passione, sentimento, vulnerabilità. Faccio l’amore con i tasti, cerco di spingere via questo vuoto, l’eco mi distoglie dalla creatività. Mi porta lontano da quello che stan facendo le mie mani.

Ho la testa altrove.

L’odore forte di caffè, il sapore acre in bocca.

I sensi d’un tratto mentono, si associano ad un’immagine carnale della passione, richiamo alla mente un aroma totalmente esterno al contesto. Inebriante, intenso, estasiante.
Koru e fiamme. Una sinfonia perversa di illusione mi porta via, mi abbandono alla follia di tutto questo.

Puttane e farisei.

Mi sbagliavo, un’altra volta. Faccio spesso l’errore di ascoltare i miei impulsi, il mio pensiero è il mio primo confidente, mi viene naturale ascoltare e seguire i consigli che mi da a pelle, a primo impatto, a sensazione. Ma sbagliavo su Parigi.

Con questa città ho un debito impagabile, un rimorso antico che non mi abbandona. L’ho messo nella non troppo ampia lista di cose da ricordare e non si smuove, evita il flusso di riciclo cui la mia memoria breve non mi concede di rimediare.
Resta lì, bussa ogni tanto nelle tempie, insieme ad altri che non sono stato in grado di lasciare andare.

Anni fa, secoli fa, mi portarono a visitare Parigi. Dico di aver visitato Parigi, ma in realtà li obbligai ad assecondare il mio infante egoismo, che trascinò mia madre con me a Disneyland Paris, il sogno di ogni bambino. Mi rifiutai di scendere a qualsiasi patto, volevo andare lì e lì soltanto. Louvre, Arco di Trionfo, Tour Eiffel, Notre Dame, Sacro Cuore, Moulin Rouge e Champs-Élysées non mi interessavano. Mi opposi con insistenza e mi accontentarono. Dannati bambini, piangono sempre, fanno confusione, tengono il muso. Dannato bambino, non pensa che a giocare. Dannato bambino, pensa solo a se stesso.

Mio padre il Louvre non l’ha visto mai. Lo guarderà nei miei occhi, nelle mie foto, nella mia mente, ma non l’ha mai visitato e lui è uno che conosce anche il colore delle mutande di Napoleone. Lui è uno che di storia e arte ne sa a bizzeffe.
Se non lo visitò allora fu per colpa mia.

Su Parigi mi sono dovuto ricredere, capisco perché i francesi la amino a tal punto. È una miscela, è falsa, sacra e profana, un po’ mamma un po’ puttana.
Il mio amore per Notre Dame si è limitato al suo esterno. I Gargoile, la statua di Giovanna D’Arco(quella che arsero viva sul rogo e che adesso chiamano SANTA Giovanna D’Arco, per intenderci), i negozietti all’interno e i prezzi fissati per le offerte ne fanno qualcosa di decisamente fariseo e limpida immagine di una chiesa aziendale, attenta a remunerare su qualsiasi cosa.
Di solito non visito l’interno delle chiese, come non entro nei bagni delle donne, mai. Qui però è diverso, ho conti in sospeso.

Ho visitato anche la chiesa del Sacro Cuore, sì, che secondo me dev’essere stata nominata per inneggiare al cuore di coloro che si fan tutti quei gradini per visitare una chiesa. Che di fatto è una chiesa, punto. Come Notre Dame, dopotutto, che è una chiesa. Punto.
In entrambe niente di più, qualcosa di meno tutt’al più.

Mi ha conquistato mentre eravamo soli, non prima. Un po’ per volta, mentre mi tuffavo dentro ai vicoli imbucati nei dintorni di Notre Dame, subito dopo il ponte, alla ricerca di una libreria che non sono stato in grado di trovare. Soli io, lei e le mia musica nelle cuffie.
Mi sono innamorato, ma non senza lucidità, resto sveglio e ne riconosco difetti che ci impedirebbero di andare oltre. Diciamo che più che compagna è una amante, un po’ perversa se vogliamo. Una suora con le giarrettiere.

Non siamo troppo diversi dopottutto. Un po’ bugiardi a volte, per non capire neanche noi quel che veramente siamo. Indossiamo una magia che come sarti esperti ci siamo cuciti addosso, per paura di non restare nudi sotto, senza nome, senza senso.

Siamo legati, per quanto io possa perdermi, qui prima o poi ritroverò la mia strada.

 

Biondo catatonico.

[…]
L: Ad ogni modo sono contento te ne abbia parlato
I: perchè?
L: vuol dire che ha preso comunque in considerazione la critica e forse prima o poi rifletterà e capirà da cosa nasce
I: secondo me no.. cioè nel senso lei è così piena di sè con gli uomini, con me è una persona umile, non si vanta mai
L: Un giorno capirà che a forza di giocare sarà diventata un giocattolo.
I: ma perchè lei è una da trombamicizia..per questo è così.. sa di essere bella e sa di piacere.. cos’altro?
L: Quello che hai appena descritto è un insulto a secoli di lotta per l’uguaglianza dei diritti delle donne, ne sei consapevole?
I: è solo la verità luca
L: Una verità facile, che disprezzo con tutta l’etica e la morale di cui dispongo.

Superficialità allo stato puro.
Parlare con persone così di persone così mi fa sentire stupido.

Finestre, clacson e sigarette.

Se non mi fossi imposto di ragionare e smetterla di farmi del male, uscirei da qui, andrei verso quella che era casa mia e mi appoggerei alla finestra. Sarebbe un chiaro e penoso episodio di stalking.

Non prenderei la macchina, andrei a piedi e mi fumerei qualche sigaretta camminando. Alla fine è qui a due passi, non più di un quarto d’ora di camminata.

Arrivato alla finestra scruterei camera nostra in cerca di lui. Probabilmente a quest’ora di sabato li troverei lì, insieme.

Ho pensato molte volte a come sarebbe guardarli mentre si baciano, si sfiorano, si coccolano. O, come piaceva dire a noi, si glucosano.
Non mi piacerebbe affatto, soffrirei come un dannato ma, cristo, una volta per tutte mi fisserei in testa che per me non c’è più posto. Che è davvero successo, che è così.
Mentre fanno l’amore no, questo mai. Non mentre imbratti di superficialità il suo corpo, le sue membra, il suo odore, i suoi pensieri. Tu che  io vedo così sporco.

Ci vuole fegato a mandare giù.

Ho sempre avuto problemi col fegato. Squilibrato. Grasso. Unto. Stomachevole.
Come il mio problema.

Non vorrei, vorrei, ma se non vuoi…

Sono le quattro del mattino e io mi sto lasciando divorare dalla gelosia.

Non so in realtà se sia giusto chiamarla gelosia, in effetti no. È la mera consapevolezza di aver perso la propria compagna e che adesso lei chiama e viene chiamata amore da un “amore” che non sono io, e che se parla del “suo ragazzo” non sta parlando di me.
Divento così quando subentra la ragione, per assurdo.

La ragione mi porta a pensare che è stupido pensare che quando tornerò, tra 4 mesi, lei sarà disposta a tornare da me, come anche sarebbe stupido che io mi facessi calpestare il cuore in questo modo, rimanendo nel “forse quando tornerai, se ci sarà ancora interesse, forse. Vedremo.”

Un mese fa non lo conosceva affatto, non si erano mai sentiti, lui per lei era solo un mio amico. Ero io quello che lei voleva e io non le davo la giusta importanza, io semplicemente non c’ero, non ero lì. Ero completamente assente.

Adesso sono qui a domandarmi quante volte lui dorme in quello che era il nostro letto, quanto e dove tocca la donna che amo, quante volte la chiama amore, quante volte la bacia, quanto lei inizia piano ad amarlo e lasciare me nell’angolo.

Adesso sono qui a stringere il pupazzo che mi regalò anni fa e mentire ai sensi fingendo che quello che stringo al petto sia una parte di lei, sia come fosse lei, sia lei.

Sono qui a ripeterle che sono quell’uomo che voleva e a pregarla di lasciarsi amare da me.

Sono qui a cercare una cura e inizio piano piano ad odiarla per quello che mi sta facendo. Per quello che provo.

E intanto venderei l’anima per un suo bacio.

 

Tutto coprirà.

Sono un bravo attore, dopotutto.

Sto bene. Sto bene e sono una persona che scherza, ride e prende la vita come viene. Sto benissimo e ho accettato la cosa dopo così poco tempo perché sono in grado di gestire le mie emozioni. Sono un adulto, cazzo.

La speranza che quella porta rimanga socchiusa e possa riaprirsi mi fa stare bene, sempre che non la chiudano altri per lei.

Sto bene.

Nuova filosofia: Just don’t give a fuck.
Luglio sembrerà arrivare in dozzine di calendari.

Io sto bene, sono sereno.

Sei come un’onda che ribatte e sbatte dentro di me
mi hai gia portato al largo dove un appiglio non c’è
non posso più tornare indietro: non conosco la via
non voglio più tornare indietro e stare senza di te,
io non potrei, senza di te, io non potrei…

aiutamiadistruggerti

iononsonocosìiononpiangoallequattrodelmattinoevomitodopotremarlborofumatedifilaiononmivestodicorsaetelefonoallamarijachemibuttagiùperchéstadormendoiononmisentounanullitàiononsonotunonseinonseimaiesistitanonesistinontihomaiavutanonciseimaistataètuttofruttodiquestafolliaimpalpabileesordanonesistinonpossoesserecancellatononriescoadormirelanottenonriescopiùnemmenoapensaresonounvegetaledelcazzocheascoltadicontinuocanzonidelcazzoesideprimecomeundeficente

aiuto

Non sto bene per un cazzo.

Amore a digiuno.

Faccio fatica. Faccio fatica a non pensare a lei, a lei con lui e a come eravamo noi. Ho fame.

Questa sera abbiamo cenato insieme. Nulla di eccentrico, siamo andati al Mc.
Credo fermamente sia stata la prima volta in tutti questi anni che non mi sono alzato dal tavolo appena entrambi avessimo finito…volevo temporeggiare, mica per altro. Volevo assaporare ancora la sua compagnia, mica per altro. Volevo stare con lei, mica per altro. Vorrei stare con lei, anche per altro.

Non siamo compatibili, continua a sostenere, e ogni volta che lo ripete io mi sento più sbagliato. Tagliato male, non all’altezza.

Ci amavamo. Non della serie ci eravamo tanto amati, noi ci amavamo davvero.
Il nostro primo bacio – poi smetto, promesso -, me lo concesse sulla soglia del portone sotto casa sua. Gliene chiesi un altro, non stavamo insieme, e lei mi chiese “per non volerne altri?”

“Per non volerne altre.”, risposi.

Non eravamo fatti l’uno per l’altra, questo lo abbiamo sempre saputo, però ci incastravamo bene. Diametralmente opposti. Lei compensava quel che io non so essere.
Che poi in realtà ad un certo punto era diverso, non ci compensavamo, ma combaciavamo comunque…l’una sottraendo all’altro.

Difficilmente l’ho riempita d’attenzioni, di quelle talvolta nauseanti, da pazza ricerca…adesso ne pago le conseguenze. Lui è questo, lui la cerca, ogni momento del giorno è presente e la cerca. E la trova.

Le ho consegnato le chiavi ieri, mi sono portato via tutto quanto mi appartenesse da casa nostra, quello che talvolta ci piaceva definire il nostro nido.

Questa volta è davvero finita, me lo ripeto più volte al giorno…fino a che non mi scrive o la vedo.

Non mettere la tua vita in pausa per lei, mi dicono. Ma dove diavolo è il tasto play?

Preludioprimadipartire.

Ti ho scritto questa canzone
perché adesso il momento è arrivato
ci troverai dentro i sogni e i rumori
delle notti che abbiamo passato
ci ho messo i pianti e la rabbia
e una manciata di buoni ricordi
della donna che un giorno mi ha amato
con gli occhi più scuri e gli abbracci più dolci

Adulti.

Oggi ho passato la giornata tra discorsi, ricordi e cazzate con Matteo. Il tempo in questi anni ci ha cambiati, ma ci sono legami che alla loro base non possono mutare, nonostante il tempo e i trascorsi ci provino.
Avevo parlato con altri amici in questi giorni, ma nessuno di loro era stato ancora così schietto con me da farmi capire che in qualcosa stavo sbagliando di nuovo. Ancora adesso.

Non è stato lui a dirmi di lasciar perdere, l’ho capito da solo, però mi ha aiutato. Non è una di quelle persone che caricano la molla mentre ti sfoghi, grazie al cielo non è con queste persone che mi sfogo, insieme a lui ci sono state Marija, Mery, persino aliCe e nessuno di loro mi ha detto “Cazzo è una stronza, distruggili”.

Se c’è un errore che mi bussa in testa regolarmente è non aver detto a Gino e Annibale quanto fossero importanti per me prima che mi fosse impossibile farlo. Avrei voluto urlare loro “resisti, ho bisogno di te”, invece il mio era più un “passerà, ti riprenderai e poi sistemeremo tutto”. Io ho bisogno di avere persone vicine, non mi va di portare rancore. Il rancore logora.

Così oggi ho voluto incontrare Giugiu, un’amica con cui non parlavo da forse più di un anno per delle discussioni in cui difesi a spada tratta la mia allora ragazza, e questa sera ho scritto a Davide, a colui che mi ha portato via Frah. L’ho fatto perché partire senza chiarirmi con lui non avrebbe affatto giovato e soprattutto avrebbe continuato a nascondersi per paura che io sapessi che lei ha scelto lui, che è con lui che vuole stare. Ma questo io lo so, non sono stupido.
Lei con me non torna, è stata chiara, che senso ha dunque ostinarsi e metterle i bastoni tra le ruote? Soprattutto ha senso farsi ricordare come lo stronzo che l’ha costretta a fare tutto di nascosto? Non vale la pena essere egoista, preferisco davvero che lei stia bene e viva serenamente un amore, anche se non è il mio.

Mi stupisco ancora di come sono arrivato a questo punto, ma alla fine è la soluzione. Starò ancora male, perché a quello non riesco a smettere, però almeno vivrò sereno, senza rancore.
Lui era un mio amico e forse lo sarà ancora, alla fine io feci la stessa cosa prima di lui…so cosa significa rincorrere Frah, non è una persona alla quale si riesce a fare a meno. Come dissi allora, “lei è in grado di mandare a fanculo il cervello”.
A sentimenti come l’amore non si può dire “aspetta, valuta”, non esiste freno alla passione.

Forse sono partiti con il piede sbagliato, forse hanno corso troppo e in troppo poco tempo, ma fosse successo tra un mese avrei sofferto comunque, quindi cosa cambia? È giusto che lei sia felice con chi preferisce e se questa storia sia giusta o sbagliata avremo modo di vederlo con il tempo.

Se poi un giorno ripenserà a me e vorrà recuperare, non c’è nulla che non si possa considerare possibile. Io forse sarò qui, dove mi ha lasciato, ad aspettare il sequel del film, più di ieri e meno di domani, o forse sarò altrove, in un’altro amore, ad accarezzare e stringere a me un altro corpo. Assaporare nuovi profumi. Amare in un modo che adesso non potrei saper misurare un’altra persona.
Forse troverò una donna in grado di farmi pensare a questa storia come a una cotta adolescenziale sopravvalutata, con lei è successo dopotutto.

Non smetterò mai di appassionarmi ai film come quello che sto vivendo, c’è sempre un lato insensato che solo il regista riesce a cogliere pienamente.

Chi lo sa perché, ma anche questo è bene.

Conviene guarire o affondare giù?

Sono fermamente convinto di avere amici assurdi, con modi assurdi per farmi riprendere, comunque apprezzabili.

Da quando è avvenuto il patatrack definitivo mi è stato proposto di andare a puttane(offerte gratuitamente da chi ha proposto), spaccarmi il collo su uno snowboard, andare in discoteca a seccarmi e buttarmi sulla prima che riesco a definire come appartenente al genere femminile, fare un interrail, prendere un cane(la più spettacolare).

Non farò nessuna di queste cose, ma almeno non mi hanno abbandonato a frignare e deprimermi in una stanza buia.

Oggi sto bene, sto seriamente pensando che stare da solo e pensare un po’ a me sia una cosa che non faccio da tanto tempo. Partirò tra due settimane…e vorrei fosse oggi.

In verità sei arrivata a odiarmi perché mi amavi, perché io ero la felicità della tua anima, formato e temprato per dare un senso alla tua vita, e non ho voluto. Questo è il dolore della vita: che si può essere felici solo quando si è due; e che i nostri cuori sono attratti dalle stelle che non ci vogliono
Herbert Marshall
Gli piacerebbe riprendere a suonare. Lui non ha mai studiato, andava a istinto. È uno sbaglio andare a istinto. Ti porta fino a un certo punto, poi ti molla. Quando cominci a indurirti non hai più nulla, l'istinto muore giovane. Si trasforma in sospetto. E tu resti un semplice ignorante in balia delle tue emozioni.
Margaret Mazzantini - "Nessuno si salva da solo"

D’amore si muore.

Da aliCe mi salvò il lavoro, da Bebba aliCe. Quella per aliCe durò circa 6 mesi, quella per Bernadette più di un anno.

Siamo punto e a capo, in parte posso quasi dire ci sia del bello nel reincontrarti, solo in parte però, perché con te qui si sta da cani.

Sei il me sfigato, quello delle lacrime e della musica deprimente, quello che mi fa sentire un coglione e perde tutta la dignità che fatico ad accumulare. Sei cenere e parole sbagliate. Sei me.
Questa volta però non è paragonabile alle altre, questa volta non ti conosco, sei più forte e più presente che mai. Imprevedibile e alla continua ricerca di una metà che ho allontanato per mesi, che ho trattato male, svilito, aggredito e decisamente non amato come avresti fatto tu.

Frah è stata la mia storia più importante in assoluto, la prima che abbia trovato le palle per affrontare i miei limiti e superarli, nonostante provassero in tutti i modi ad ostacolarla…continuò così fino a quando ad ostacolarla non fui io stesso con le mie bugie, con il mio assenteismo e con il mio pessimo carattere lunatico. Talvolta mi domandavo come cazzo facesse a restare ancora lì, lei che poteva averne quanti voleva, bella com’è. Bella, bella davvero. Così le dicevo.

Avevo dovuto inventarmi un’altra forma di dire ti amo perché quella classica, oltre ad essere too mainstream per quelli come noi, era troppo banale e minimale per esprimere quanto ci amassimo. Iniziammo con un “Ti amiverso” e finimmo in un “Più di ieri, meno di domani”.

Frah è stata anche la prima che ho ufficializzato, che è riuscita a conoscere mia madre e farsi addirittura volere bene da lei, lei che guai a chi lo tocca il suo bambino e il suo bambino lo capisce solo lei. È stata la prima storia non a distanza che abbia superato il mese e anche la prima con cui ho convissuto, un anno e mezzo. È anche la prima che ho odiato amandola.

Non so cosa ci aspetti il futuro, ma vorrei sia ancora con lei e non riesco ad accettare alternative. Mi sto imponendo di non vederla per un po’ e l’occasione c’è.

Partirò per Pompei a breve e vi resterò per almeno 4 mesi, mi servirà a smettere di piagnucolare come un bambino e magari mi farà trovare la forza di convincerla a tornare da me. O magari trovare le palle per sparire del tutto. Mi sento inutile.

Che diavolo mi era successo? Come cazzo ho fatto a spingerla nelle braccia di un altro?

Come cazzo si spegne questo lamento continuo che mi risuona dentro?

Silent Night, noisy background.

Passate un bel natale.

Ma puoi chiamarmi ancora "amore mio"

Le porte si chiudono da sole

Cerco la libertà, poi arrivano momenti così, di quelli in cui senti di poter scrivere quel che ti passa, che ti viene, che ti va. Un potere ingestibile.

Mi si congestionano le parole. Una lettera, una goccia d'inchiostro dall'angolo dove le labbra si congiungono.

L.

Egoismo senza istruzioni per l'uso

Sono egoista nel mio pensare, nel mio vivere, nel mio pensare alla mia vita.

Mi si contesta di buon ritmo. Nel mio blog parlo di me, solo di me, per esempio. Per alcuni è normale, c'è invece chi vorrebbe includersi o vedersi incluso, per esempio.

Sono egoista persino nei convenevoli. Noto con un po' di remore che quando le persone mi domandano come sto talvolta esitano aspettando la stessa domanda, al termine della mia risposta.
In questo caso posso giustificarmi. Mi hanno insegnato a rispondere alle domande che mi vengono poste, ma non a ripeterle di conseguenza.
Immaginiamo un contesto assurdo: se una volante della polizia mi fermasse e mi chiedesse patente e libretto domandandomi "Ha bevuto?" e io rispondessi "No, e lei?" come minimo mi troverei senza patente in un quarto d'ora, giusto il tempo necessario al poliziotto per elaborare la possibile causa del ritiro. Seppure io non possa bere e guidare quanto loro bere e dare servizio…va beh, l'esempio forse non calza. Oltre che egoista sono anche un esagerato. Si, volendo anche più esagerato che egoista.

E se devo dirla tutta, a  me i come stai son sempre stati sul cazzo.

Sterzo inibitore

Ragione e passione sono da sempre freno e acceleratore di quest'auto. Credo lo sterzo sia una di quelle false competenze che si apprendono quando è tardi e si è già pargheggiati in sosta…

Sarà che ho un punto sulla patente, ma cazzo se avrei voglia di accelerare!