Tre metri sotto terra
Ho già raggiunto un punto critico dopo a malapena un’ora.
Potessi mi butterei via.
Non mi sentivo così da almeno due anni.
Mi convincerò che va meglio così.
Ho bisogno di una marlboro. Rossa.
Ho già raggiunto un punto critico dopo a malapena un’ora.
Potessi mi butterei via.
Non mi sentivo così da almeno due anni.
Mi convincerò che va meglio così.
Ho bisogno di una marlboro. Rossa.
"Luca confessami una cosa che non mi hai mai detto, poi te ne dirò io una"
"Non so, cosa devi dirmi tu?"
"Prima tu, dev’essere una grave però…per quella che ho da dirti io ti incazzerai molto"
"Va bene…uhm…ricordi quella del bacio di striscio, all’Apres, qualche mese fa? Ecco, era una mia ex"
"L’ho contattato"
"Marco?"
"Si"
"Su facebook, eh?"
"Si."
Yeah.
Non posso certo lamentarmi più di tanto. Lei sente che qualcosa è rimasto in sospeso…come biasimarla? Io provo la stessa medesima sensazione.
Se non fosse che oramai mi son rassegnato a sbattermene i coglioni e lasciar stare, con aliCe una chiacchierata me la farei volentieri. Succede così, mandi a fanculo una storia in zero due e poi più niente. ieri ti sparava dietro "ti amo" a mo’ di kalasnikov e oggi ti ha completamente rimosso, azzerato, non sei neanche un ricordo.
Bah. Che vadano a cagare entrambi, lui e aliCe.
Se risaltasse fuori avrei un bell’effetto vortex al cavallo dei pantaloni.
So che posso sembrare uno stupido, sono le 3 e domani mi alzo alle 8, me ne rendo conto
No, uno stupido no, un idiota in compenso. L’hai trovata?
No ma quasi
A che pagina sei arrivato?
235.
Niente?
Niente.
Dai cazzo lascia stare!
No, devo.
Devi? Perché? Per cosa poi?
Devo.
No, devi dormire, questo devi fare.
Hai altre soluzioni?
Non conosco il problema.
Allora lasciami cercare.
Trovata?
Non ancora.
Pagina?
250.
Non la troverai mai.
Aspetta, dammi tempo…ci sono anni di roba.
Tempo perso.
Ci sono quasi, queste non mi sono nuove…
Non ti serve a nulla, lascia stare!
Mi serve!
A cosa?
Non lo so…ma ci sarà un motivo se…
Se?
Nulla. Devo trovarla, è qui da qualche parte.
Tutto questo non ha senso.
Niente da fare.
Non è così che potrai trovare una soluzione.
Io detesto il natale.
Già.
Pensostrano.
Non sopporto l’idea di dividere con altri ciò che amo. Resti pure a guardare, ma non osi toccare.
Inizio a pensarla diversamente sulle donne.
Sono più abili, questo è chiaro. Riescono egregiamente in tutto quel che fanno, questo prima o poi sarà di dominio pubblico, serve solo tempo.
Sono inevitabilmente bravissime anche a fare danni.
Una cazzata, quando ti rapporti con un maschio è una cazzata. Una cazzata, la stessa medesima cazzata, rapportandosi con una donna può divenire qualcosa di incredibilmente casinoso. Mica per caso agli uragani danno nomi di donna.
Quando una persona si convince tu la stia prendendo per il culo e nonostante ciò continua a illuderti che la vostra sia una storia fantastica, senza eguali, credo sia onestamente lei che sta pendendo per il culo te.
Dica pure che rigiro la frittata, posso farlo. Ho crepe sulle uova.
Faccia da poker, eh? Ma vaffanculo.
Fold.
Detesto il televisore perché mostra ciò che potrei essere, ciò che sarei se realmente lo volessi, perché mi illude che se, e se, e se. E se.
Finge. Convince chi lo ascolta che tutto sia possibile, che l’uomo abbia il potere di trasmettere, far conoscere, insegnare attraverso una scatola, che si fa sempre più sottile e ampia, quel che è giusto da una parte, quel che è sbagliato dall’altra.
Tutte stronzate.
Se c’è una cosa che amo per la sua semplicità, quella è il cesso. Si, detto proprio papale papale, quel buco ceramicoso dove ogni giorno innumerevoli esseri umani depongono le proprie scorie puzzolenti.
E lui ingoia, manda giù, fino a quando si blocca. A quel punto spurghi un po’ e la routine ricomincia.
Il cesso è una figura vera, reale. Puoi mettere un cuscino al posto della tavolozza, gliela puoi fare di marmo, d’argento, d’oro, ma il suo comfort rimane quello: l’importante è che mandi giù tutto ciò che ci versi dentro.
Puoi immaginare, tu che leggi, un cesso a forma di televisore?
Appare.
Appare sicuro di se. Appare intelligente. Appare dinamico. Quello che sa dirti qual’è giusto e qual’è sbagliato.
Che si professa come tale almeno.
Ingannevolmente bello fuori quanto sporco e puzzolente dentro. Pieno di merda.
Mi hanno, ma probabilmente mi sono, dipinto un po’ così. Come un televisore, di quelli vecchi però, che non vanno mai troppo bene.
Per maestri e professori sono sempre stato un elemento fastidioso, quello che "se si applicasse potrebbe fare molto, vista la sua intelligenza", parole di misura standard che tentavano di invitarmi a far qualcosa, ma che non sono mai riuscite nell’intento.
Per mia nonna, invece, ero quello che "fa discorsi da vecchio", che ti rispondeva come avesse esperienza nonostante altro non fosse che un bambino.
Per mio padre ero un coglione, questo bisogna ammetterlo. Troppo giovane per le sue esigenze, ancora fin troppo stupido per vivere nel mondo degli adulti dove lui aveva trovato radici. Fu forse l’unica persona sincera in quegli anni dove da destra e da sinistra mi lanciavano addosso speranze di miglioramento, di crescita, di maturità.
Mia madre rimaneva neutrale, un po’ da una parte e un po’ dall’altra a seconda dell’esigenza. Fondamentalmente in tutti questi anni ha sperato scattasse qualcosa, ma non ha mai trovato riscontri positivi. Si è arresa vedendo in me un completo fallimento quando s’è resa conto che a 20 anni sono ancora fermo alla 3a superiore e corro in lungo e in largo per racimolare giusto quello spicciolo che mi fa arrivare a fine mese stringendo i denti. Ancora spera in qualcosa forse, ma non metto in dubbio che possa rimanere delusa di suo figlio per l’ennesima volta.
Guardami, sono l’impersonificazione del fallimento, della sfiducia. Cattivo gusto, sapore acre da mandar giù il più in fretta possibile.
Mi hanno gonfiato di cazzate, regalato visioni di un futuro preso in prestito, da restituire con gli interessi. Un futuro non mio, qualsiasi esso sia.
E ora almeno una cosa, almeno una, devo riuscire a farla.
Non so neanche da dove cominciare.
Alla fine di tutto rimarrà una stanza piena, ma di scatole vuote. Non certo vuota con scatole piene.
empty by =ueris
Un giorno chi mi sta facendo del male capirà cos’ha perso.
Quando non sai cosa possa significare "famiglia", non te ne curi, ma quando di famiglie serene ne incontri una dopo l’altra allora si ti rendi conto che c’è qualcosa di veramente marcio.
Allora forse un giorno anche tu, che adesso mi porti a vergognarmi così di te e del tuo comportamento, capirai che avere accanto puttane bocchinare è meglio che vivere nell’idea di vita che ti sei predisposta grazie a un titolo di studio.
Quando inizierai a comprendere che in questo modo mi stai logorando dentro, che per questo tuo modo di essere un giorno mi perderai per sempre.
Quando sarai sola e avrai ben poco calore umano da spartire, lì io ti lascerò congelare.
E se mi cerchi e non sai dove trovarmi…
…significa che mi hai perso.
Non so se sia così per tutti, chi prima chi poi, e francamente poco mi interessa se anche per altri è stato così. Per me è così.
Vivi la tua vita rincorrendo i sogni, vivendo di ricordi che pian piano stai dimenticando, un po’ come se la vita fosse possibile metterla in stand-by e riviverla quando si ha il tempo di godersela. Quando il capitolo lo si è letto e riletto fino ad averlo capito e ci si sente pronti ad andare avanti.
Poi, però, nel delirio ti rendi conto che non stai andando avanti, ma che piuttosto hai finito di leggere…e allora, per un po’, non vivi, non leggi, non ti fai leggere.
Sei convinto di sapere chi sei, chi eri e cosa potresti e vorresti diventare. Hai delle certezze, poche ma le hai, e delle domande, troppe ma utili a occupare il tuo tempo.
Tempo che si riduce parzialmente ad un banale conto alla rovescia.
Sai che soli è meglio e che tutto sommato su di te puoi contare perché, fino a prova contraria, è con te che avrai a che fare alla resa dei conti, alla fine del libro, al completarsi della tua storia.
Combatti la tua personalissima guerra contro i mulini a vento, ma senza Dulcinea e quando questa arriva, crei ogni volta un gran casino.
C’è una gran confusione generale. Più che credi sia tua più ti si infilano in mezzo altre persone a condividerla, a cercare di portartela via. A fartene sentire protagonista estraneo, talvolta addirittura di troppo.
Sei il diverso. È ciò che vuoi.
Poi un giorno ti svegli e devi veramente rifare tutto da zero, poiché tutto, anche i problemi, è cambiato. Tu sei cambiato, gli altri sono cambiati. Le cose, le case, il modus vivendi del loro mondo. Ti ci hanno cacciato dentro in quel mondo, il tuo è andato perso. Forse adesso ci vive dentro qualcun altro, ma non sei più tu.
Non sei più tu in tutti i sensi. Come quando si va a dormire e ogni verso è quello sbagliato, così che di dormire non se ne parla proprio.
E io mi domando se vale veramente la pena tornare indietro. Dopotutto qui non si sta così male.
Ti accorgi dell’errore solo dopo aver consegnato il compito.
Ah, giusto, il silenzio.
Lascia stare, Luca, ti stai facendo paranoie che non servono. È questo il motivo…oppure è il subconscio, che vuole impedirti che si ripeta la solita storia
Io la desidero sul serio. Solo che…beh…boh.
E adesso s’è messa a fare pensieri assurdi.
Ho paura che finisca per essere questione di orgoglio.
Ad ogni modo, risolverò il problema prima di quanto lei pensi.
Siamo tutti uguali noi maschi, no?
She’ll make your heart break
She’ll give you fever
She’ll tell you everything but don’t believe her
A perfect stranger
She knows the game
She’ll promise heaven on earth
But don’t believe her
Scorpions – Don’t believe her
She pretended to swallow. I knew the truth. I still know it.
Now that she’s gone, another one still tries to desease me.
Empty room, smoke, silence.
Va bene così, mi sento bene. Meglio direi.
My mom still says I’m running away.
Sei ciò che vuoi essere.
Diventerai ciò che vuoi diventare.
Vivrai come avrai scelto di vivere.
Sei tutto, sei niente.
Più cerco chi sono, più trovo chi prova a dare una risposta a questa domanda.
Sono molte persone che ancora tu non conosci.
Sono quel che è rimasto di ciò che ero prima e un po’ di quel che sto costruendo e sarò domani.
E adesso dove te ne andrai?
Sto qui, Stefan, ho un po’ di cose da mettere a posto qui. Mi sa che ormai, per un po’, qui ci rimango.
Ubriacati d’utopia si stava bene. Il passato un po’ lo si conosce.
Fate si che la mia realtà non sia poi così male.
C’è chi tornerà a leggere e chi a quel punto ricomincierà a scrivere.
Sai ché? Io ‘sto post non so proprio come iniziarlo.
Stan cambiando tante cose, tante in meglio e ne sono felice. Però proprio non riesco ad esser soddisfatto della situazione.
Sarà che sono stupido, ma io inizio veramente a non capire più un cazzo.
E adesso?
Harf ha una ruota a terra. Harf ha anche il ruotino di scorta a terra. Harf è a terra.
Sei ciò che è rimasto di qualcosa che è andato perso, Mercedes. Sei qualcosa che rimane di qualcosa di scomodo, Harf.
"Fai ciò che devi
non guardare mai giù
perchè sei ciò che vedi
se c’è un senso sei tu
E tutto è tranquillo
intorno a te
Sei carne fresca
non so dirti perchè
Ma è dentro te che sei solo
E’dentro te che sei re
Tutto è calmo
intorno a te
Tutto è calmo
intorno a me."
Afterhours – Carne Fresca
C’è qualcosa di zozzo, mi ronza dentro e mi infastidisce, mi distrae.
It Smells Like a Rat, Give It Cheese.
"I miei errori, se permetti, son profondi cazzi miei
e tu ragazza con i tuoi confetti forse resterai,
resterai qui
a sognare errori per l’eternità,
a picchiare i muri, per venirne fuori
da questa realtà."
Marco Masini – Errori
Chissà poi perché a volte si cerca di scrivere qualcosa e lo si cancella mentre lo si digita.
Chissà poi perché a contorcersi è la testa e a farmi male è la pancia.
Chissà poi perché ci penso così…
Cazzo.
Harf è stata un fallimento dall’inizio. La voglia di un’auto, l’irrefrenabile bisogno di vedere aliCe, ma soprattutto la voglia di spendere come fanno i grandi, mi hanno portato a prendere il primo catorcio che mi è stato proposto.
Ho imparato ad amarla, nonostante tutto.
Lei è ufficialmente il mio primo amore. Sempre insieme, io e te 30.000km sull’asfalto(si, suona alla Moccia, è voluto).
Oggi mi ha fatto penare più del solito. Qualcuno ci vuole male, eh Harf? Può darsi sia il nuovo nome…ti rende più debole, forse un po’ fragile…decisamente meno sicura di te come quando ti chiamavo Mercedes.
A quanto pare il radiatore s’è rotto il cazzo di funzionare e così adesso la temperatura del motore sale con o senza vestiti addosso.
E così io, Teo, Thomas e la Maruja abbiam passato la serata a spingere correndo come dei pazzi per salir su alla prima discesa. Senza contare che m’avevan praticamente fottuto il portafogli mentre cercavo di salire…che grazie a un’improvvisata dose di fortuna è stato raccattato da persone oneste che l’han subito portato in questura senza neanche appropriarsi dei 5€ scarsi che conteneva. Dicesi C U L O.
Lo vedi? Facciamo tanto i grandi, abbiamo i soldi, abbiamo la macchina, abbiamo un lavoro che ci sfiacca i maroni ogni giorno della settimana…però siamo sempre dei Peter Pan…siamo bambini.
Ci siamo divertiti con poco stasera. Nella sfiga diventa bello ridere delle proprie disgrazie.
Per poi ritrovarci nuovamente in Golf, guardare Teo e dirgli "Siamo sempre i soliti alla fine…" "No, stiamo crescendo" "Ma valà, io sto ancora pensando a cosa farò da grande…e poi ha ragione Frah, sono un ’88 e giro coi ’90-’91…ti pare?" "Noi non siamo come gli altri ’88, ’90 o ’91, Luca."
Già.
Diciamocelo, però, più che un primo amore mi son ritrovato sotto il culo una vecchia suocera.
Pure stronza, aggiungerei.
Trovami un obiettivo, trovami un traguardo, una meta. Ponimi, se vuoi, la vita stessa come traguardo.
Farò di tutto per raggiungerlo, mi impegnerò affinché sia tutto collaudato e mi lancierò all’avventura. Quando poi sarà tutto finito, quando avrò i risultati del mio sforzo tra le mani, quando potrò vedere che a qualcosa sono servito…allora, solo allora, potrò ritenere d’esser stato utile.
Solo allora potrò concludere il mio viaggio.
Io non lascio le cose in sospeso, non io, non più.
Ripenso ad aliCe e avverto il peso del mio più recente fallimento.
Silenzio.
Non ci vado neanche domani, non ce la faccio.
Alcuni dolci li fanno col sale.
Voglia di andar lontano, via da ciò che sono diventato.
Voglia di tornare a quando era tutto facile, quando c’eri ancora tu.
Voglia di cambiare le cose. Voglia di cambiare me.
Vagate senza una meta, avete molto tempo da perdere e ne siete talvolta consci.
Giudicate seppur non ne abbiate alcuna autorità, ma vi piace e per questo continuate.
Sapete classificare bene chi è sfigato, chi è stupido e chi è coglione, ma di rado ponete altre persone al vostro livello. Il peggio è che non riconoscete che porre altre persone al vostro livello equivalrebbe a degradarle.
Predicate un Dio che non sapete elogiare, poiché molti di voi non vedon l’interno di una chiesa almeno da quando io ho rinnegato il mio.
La maggior parte di voi si alza ogni mattina per raggiungere un luogo. Sia per scuola o per lavoro, permane il fatto che molti di voi fan questo senza comprenderne lo scopo. La scuola non vi insegna e il lavoro non vi migliora. Una vi da un pezzo di carta e l’altro vi porta soldi in tasca.
Per non parlare di quando, dopo aver lavorato per anni portando per anni soldi a casa, l’unico vanto che sapete darvi è quello di aver lavorato per la famiglia. Come se fossero i soldi che avete procurato ad averla formata.
[…]
Oggi sono io a giudicare, a darvi dello sfigato, dello stupido, del coglione. Oggi sparo il mio giudizio ponendomi nel ruolo di Dio ipotetico, perché per quanto voi stessi lo ignoriate, solo lui potrebbe e dovrebbe farlo.
Questa sera ho scelto di non stare zitto. Questa notte ho scelto di incazzarmi per bene.
Ne percepiscano l’offesa i diretti interessati. Si scandalizzino i perfezionisti. Ne siano disinteressati i menefreghisti.
Se solo trovassi le parole giuste, allora si spalerei merda. E di merda ce n’è tanta, ce n’è per tutti.
Anche per me.
Vedo che salgo a rubare il sole
per non aver più notti,
perché non cada in reti di tramonto,
l’ho chiuso nei miei occhi,
e chi avrà freddo
lungo il mio sguardo si dovrà scaldare.
Sono riuscito a sbloccarmi, ho avuto le idee che cercavo e posso continuare a scrivere il mio libro. Come ciò sia successo, temo sia meglio non scriverlo qui.
Per la prima volta estraneo anche a me stesso… Sensazione paradisiaca.
Però ce l’ho sul gozzo. La prossima volta lo faccio, la prossima volta quei 90km scarsi in più, li faccio.
Voglio diventare grande. Voglio essere grande e fare le cose che ti rendono fiero di me.
I miss you daddy.
Oggi Bolzano l’ho sentita diversa. Distante. Assente.
Sarà che, oggi come oggi, mi basta una sigaretta per uscire, andare via, abbandonare quel che ho attorno.
E intanto che io mi assento, il mondo ricomincia ad assentarsi…e intanto lui se ne frega e continua a girare. Conviviamo nella nostra estraneità domandandoci, di tanto intanto, noi qui che ci stiamo a fare.
Ho fatto un calcolo oggi, un calcolo idiota…se consumassi, in media, 30€ al giorno e ne guadagnassi 1200 al mese, potrei vivere 10 giorni in più ogni mese. 10 giorni da parte per quando avrò tempo di consumarli. 10 giorni per dire quel che penso, fare quel che voglio, andare dove sto meglio. 10 giorni per essere libero. 10 giorni senza me.
Poi mi soffermo un secondo, mi guardo fermarmi per strada e, con un’espressione che di tutto da l’impressione tranne di uno che sa quel che fa – o pensa -, dirmi "Luca, il problema non si pone…tu 1200€ non le guadagni al mese, tutt’al più vivi 10 giorni di meno ogni mese". E ti pareva se non avevo un debito pure qui…
La nicotina sta giocando le sue carte in un gioco dove se perdo ho perso tutto. Mi rendo conto che non so giocare ogni volta che la mia tosse assume quel suo suono catarroso. Vagamente acido aggiungerei.
Magari sta iniziando il secondo tempo del film…
Un po’, devo esser sincero, ci spero.
Fumo una sigaretta ripescata per fortuna a giro per la stanza…non per nulla fumo lucky strike, ma va beh…
Ripenso un po’ a quel che mi dicevi mentre guardo il fumo salire e dissolversi oltre la luce dello schermo acceso.
Penso che ci si scherza sopra, ma quel numero è veramente maledetto.
Che sia stata anche quella una coincidenza?
Il mercato ci gioca sopra e adesso tutti hanno la fissa del numero 23. L’odio che mi torva l’animo è tutt’altro che entusiasmante…e sono quasi 9, numero divino.
Guarda con gli occhi di un turista e scatta qualche foto qua e la…
Ascolto il silenzio e tento di capire cosa ha da dire. Se c’è una cosa che ho capito, però, è che non mi sto divertendo…se è una vacanza, facciamola finire qui.
Non mi diverte più, voglio tornare a casa.
Turista della vita. Scatto foto alla vostra e provo emozioni di altri.
Giada ha 14 anni e vive da 14enne. La vita l’ha costretta, come quella di tutti, a correre e lei non ha corso abbastanza. Ne parlavamo l’altra sera io e Teo, dopo il mio ritorno – come al solito senza preavviso -, dopo la serata al Mec, che se solo lo sapesse Eva, si rifarebbe tutt’altra idea dei miei ideali.
La vita costringe a correre e disdegna chi non corre ma cammina.
Poi ci son quelli che non corrono, né camminano. Quelli che son fermi e pargon tali. Forse perché, per scelta loro oppure no, non han seguito lo stesso percorso che tutti hanno seguito dopo che altri l’han scelto per loro consigliati a loro volta da altri che altri e altri e altri ancora aveano predeterminato allo sbaraglio dei tempi.
Se non corri non sei normale, ma che tu sia normale o meno, nessuno può saperlo.
Porrò un quesito a voi che leggete.
Tutti hanno un cellulare, il primo me lo regalarono i miei in terza elementare. Era quello del Babbo, nero, lungo e con antenna sporgente: nokia marchiato sip e sim tim. Lo usavo per telefonare.
Il mio attuale N70 è bellissimo, non recente, ma davvero appariscente. Ha tutto dentro: giochi, fotocamera, mp3, video, calcolatrice, cambio valuta, browser web con annessa connessione UMTS, software di fotoritocco, visulizzatore word, pdf, excel, caffè, lavatrice, ferro da stiro, ecc…ah, e serve anche a telefonare, a volte.
Poco però, perché costa.
Ad ogni modo, quest’aggeggio c’è chi lo usa per telefonare. Comunicare.
Le madri chiamano i figli, i figli chiamano i padri, i padri chiamano la nonna, la nonna chiama il nipote, il nipote chiama la fidanzata, la fidanzata chiama la sua migliore amica, la migliore amica chiama la madre che a sua volta chiama l’amico dell’amico del marito della figlia della nonna del nipote della…
Tutti parlano. Tutti insieme sarebbe un caos.
Tutti in una stanza.
Tu, tu, tu. Caduta la linea.
Tutti parlano con tutti, allo stesso modo tutti guardano tutti, tutti sentono tutti, ma tu?
Tu parli con te? Tu ti guardi? Tu ti senti?
Un GPS può dire dove ti trovi, ma non può sapere dove sei.
Dovunque sono sono fuori.
Mom Says I’m Running Away.
Disegno cuoricini tra un appuntamento e l’altro sul promemoria degli appuntamenti…a disegnarli nella neve era più comprensibile sentire freddo.
Le faccio uno squillo.
Sono repellente verso le persone. Detesto le piccole cose. Non sopporto Andrea che non fa che toccare e parlare e spingere e "Cecco tocca che mamma non vede".
Provo rabbia dentro e so che né lei, né le pensone che mi passano accanto ne sono la causa.
Il problema, come sempre, sono io.
The heretic seal beyond divine
A prayer to a god who’s deaf and blind
The last rites for souls on fire
Three little words and a question – why?
Più vivo e più mi sorprendo di quanto vivere sia strano. Per me vivere è un piacere forte, anche troppo forte alle volte…è un po’ un orgasmo persistente che alle lunghe stanca, sfinisce, fa passare la voglia. Perde significato.
Più vivo e più mi rendo conto che alle volte non vivo. Se viene a mancarmi la vita, mi sento mancare me stesso e non riesco a godere di ciò che potrei offrirmi. Credo sia un po’ come la sensazione, giusto per continuare a paragonare col sesso, che si prova facendo cilecca, ma amplificatela fin quanto sapete contare e ancora non avrete capito di cosa sto parlando.
Macchio d’inchiostro la carta e ancora non ottengo risultati.
Corro e corro per trovare ciò che in forma teorica ho già.
Gioco con la vita che tempo addietro desideravo.
Mi sento solo alle volte. La cosa assurda è che così mi piace.
Sono elettrizzato dall’arrivo della fine del mese. L’angoscia occupa il tempo…
Potevo anche rompermi qualcosa…sarebbe stato meglio. Almeno l’ospedale sarebbe costato meno. Adesso per ‘sto ciufolo d’un carroziere dovrei aprire un mutuo.
Fino al 20 marzo manco un euro…e dopo…e dopo boh. Dopo si vive.
…e intanto gli altri ridono, e intanto son felici.
Io guardo la piccola Andrea e ripenso a Babbo natale.
Detesto il natale.
Esco per andare a prender la macchina, la mia auto, la mia brutta fuori ma bella dentro.
In città c’è movimento. La gente, sulla via delle passeggiate meranesi, si accalca addosso ai mercatini di natale come lo Stato addosso ai portafogli e tutti sembrano felici, tutti a dire "Ma quanto è bella Merano". Tutti tranne chi a Merano ci vive, ovviamente.
È incredibile quanta foga ci mettano nell’ordinare un vin brulé, nel chiedere il prezzo di quell’orrenda gonna tirolese, nello spingersi l’uno contro l’altro sfruttando fino all’ultimo millimetro di spazio per godere dela calore dei lampioni a gas…però nel camminare no. Mentre camminano sono tante pecore, così lente che danno l’idea che la flemma napoletana si sia nettamente spostata a nord. Per non parlare di come sia complicato trovare un buco di fuga per superare quelle muraglie in processione…
Tutto per il natale. Tutto. La musica in sottofondo(orrenda), le decorazioni lungo le strade, il cotone nelle vetrine per dar l’immagine di una neve che non si fa vedere ormai da anni se non per qualche solitario giorno, i santa Klaus, i cioccolatini, lo strudel di cui i tirolesi – come i tedeschi in generale – si fan tanto vanto(senza sapere, però, che questo dolce nacque in Turchia)…
Il natale è una delle cose che più mi fa innervosire. Rovina la mia quiete, infastidisce i miei sensi, disturba i miei spazi.
Natale è puro consumismo. Fai un regalo perché è natale, devi. Così i prezzi salgono, così la gente spende…
Bah.
Però una cosa buona del natale la riconosco: la cena della vigilia.
Mia madre cucina poche volte, solitamente si limita a un piatto di pasta o tutt’al più a un pezzo di carne, ma in occasioni di questo tipo sforna le sue abilità.
Non per nulla lo stracotto è già nel freezer. Poi sarà seguito da una buona dose di polenta e magari lenticchie e cotechino, e…aaah…già mi vien l’acquolina al pensiero.
Non che mi piaccia l’ìdea della tavola riunita…no, a me interessa mangiare, però quando mangiare è mangiare bene, chi può mai tirarsi indietro? Io no senz’altro.
Peccato solo ci sia del religioso in mezzo. Effettivamente mi scoccia. Beh, che ci vuoi fare…è natale. -.-
aliCe è incazzata. Strane le donne quando ci si mettono…mi vorrebbe lì il 22, 23 o giù di lì… Non che non ci voglia andare – fosse per me andrei tutti i giorni – ma…non so…non è il momento.
Sarà che non ho ancora parlato con suo padre.
8. 7. 1. Ieri.
Fronte bianca e non capivo se fosse per il flash o perché la foto sbiadiva.
Ma si, dov’è il problema…dopotutto ti ho dentro, no? Che importa se adesso la tua faccia è da qualche parte sulla Merano-Bolzano. Che importa se già non mi ricordo un cazzo di come eri. Che importa se più il tempo passa e più mi rendo conto che sei sempre più lontano. Che importa se…che importa?
Volevo, pensavo, credevo…ma no, sono al punto di partenza.
Ho imparato che tutti gli obiettivi si possono raggiungere. Basta volerlo.
Per esempio, se una ragazza ti dice di no, te che fai? Lasci perdere? E se poi t’interessa davvero? Insisti, sbaglio? Appunto.
Però aspetta. Se tu quella ragazza la desideri davvero è un conto, ma se invece vuoi solo fartela, il suo si sarà relativamente scontato quanto il tuo impegno. Poi non ti chiedere perché ti va male, perché è quanto meno ovvio che, se non focalizzi il tuo obiettivo, ma al contrario lo generalizzi, non ti sarà possibile poi raggiungerlo.
Semplificando, è un po’ come se tu volessi andare a casa senza sapere dove abiti.
Questo per dire che, se vuoi davvero raggiungere un obiettivo, devi prima focalizzarlo.
Ritornando all’esempio della ragazza: se non sai come la vuoi – e non parlo né di taglie, né di colore degli occhi – è inutile cercartela(chi ha orecchie per intendere intenda, poi mi dica che ha capito affinché io possa ripetergli che è un imbecille)
Tornando al discorso principale, come posso raggiungere il mio obiettivo se ne sto dimendicando i dettagli?
Dannazione, io amo i dettagli. Io vivo di dettagli.
Va bene, forse avrei solo bisogno di una passeggiata e so bene dove e come dovrei/vorrei farla. Mancano, però, tempo e coraggio. Mancano parole e silenzi. Mancano profumi e parole, parole e silenzi. Mancano sensazioni, emozioni e parole, parole e silenzi. Mancano la voglia di rivedere un quadrato bianco del cazzo e poi pensare di stare meglio, che tanto è passata, che quel che era da fare l’ho fatto. Manca la forza per vedere una croce e non voltarsi dall’altra parte.
Senza contare che inizia a mancare il disprezzo. Il mio essere estraneo. L’insulto a colpi di sguardi e walkman. E tu lo chiami odio e non sai che cos’è
Manca la domanda sulle domande alle quali risposte non voglio dare E tu che credi abbia smesso di cercarle
Manca la continuazione di una fine tagliata in anticipo Eppure la fine continua
Ho voglia di sputare sentenze.
Io sono ciò che ama perché ad esso ho saputo rinunciare. Perché non ascoltava, perché non capiva
Io sono la voce che sta dietro E tu che critichi le mie maschere
Io ci sono, io mi sento. Sono ancora qui.
Sono lo spazio che pone distanze tra illusorio e convinzione. Disprezzo perché sono stato deluso e forse a voi che accusate la mia blasfemia è andata meglio. Non lo so e, ora come ora, non me ne curo.
Ama, perdona, ringrazia mi insegnarono. Però come potevi amarle le pecore? Come potevate far parte di questo greggie?
Come potevate esser pazienti di un dentista senza denti?
"Ho bisogno di un delirio che sia ancora più forte, ma abbia un senso di vita e non di morte"
Non basta essere felici per stare bene. Sono un nomade tra i sentimenti e le emozioni.
Non sono fatto per il sorriso in offerta al supermercato.
E poi, a dirla tutta, il sorriso neanche mi dona granché…
" Non è soltanto una rabbia, è già pazzia
uno sfogo straziante, solitario
e in ogni strada c’è davvero un urlo
il delirio… il delirio…
È un uomo rabbioso che odia da solo
ma ormai non fa niente di male
abbaia alla luna, non morde nessuno
persino il delirio diventa una cosa normale. "
…i padri ci vedon benissimo.
Do’h.
Ho passato il pomeriggio in paranoia.
Vallo a spiegare a mia madre che suo figlio non riesce a star seduto sul treno perché ha istinti omicidi verso un qualsiasi essere umano. Fossi passato per i portici avrei realmente soffocato qualche pecora-turista tedesco…
Mi sento zozzo. Mi sento zozzo dentro e puzzo anche un po’ fuori.
Però adesso va meglio. I 140 mi han fatto bene. Quasi mi vien da riderci sopra…
BARZELLETTA DEL GIORNO
Un tizio sta sul letto con una tizia. A un certo punto i due, come si suol fare sui letti, iniziano a pomiciare e i vestiti iniziano a diminuire…poi, entrambi a petto nudo, entra il padre della tizia. "Avete caldo?", inizia a vociare e sbatte fuori di casa il tizio.
Minchia che ridere. Do’h.
Si sapeva, le mie barze non fanno ridere. -.-"
Grazie al fato non mi son beccato pedate nel culo, ma poco c’è mancato.
E adesso come cazzo sistemo? Formatto e reinstallo? Come si formattano i genitori della propria ragazza?
Cazzarola.
Si, cazzo, SI! Ho il portachiavi, ho ricevuto in premio il portachiavi. Solo chi dimostra fedeltà e impegno nella prima settimana riceve il portachiavi, solo chi porta risultati nella prima settimana.
Io ho ricevuto il portachiavi.
Soddisfazioni, una dopo l’altra, sembra mi rincorrano vociando "Hey, sono in ritardo, ma sono tua…spetto a te, prendimi e sii soddisfatto".
Dall’altro lato attendo con il sorriso l’inculata, che arriverà da qualche parte, altrimenti non è "normale".
Cazzo, allungo la mano e prendo amore, responsabilità, impegni e impegno, nuove speranze che mi colmano, che riempiono un buco, non una voragine, un buco…quel buco che io stesso ho aperto, una fossa che scavai dietro di me a colpi di rinunce.
La fierezza si fa spazio tra errori e fallimenti, i miei errori e fallimenti.
E in risposta a un certo tizio che dice di poter sollevare 100 Kg per attrarre a se il principale dei miei pensieri, beh, la mia CPU 100 processi li gestisce senza troppi problemi, ma non è con quella che cerco la Sua mano affinché mi conduca dove pochi – forse addirittura solo lei – possono.
Aspetto, mi bastano una sedia ed un buon libro.
Ancora due giorni…sembra così tanto…eppure sono due giorni.
E a te che leggi, sia tu uno stronzo qualunque o una di quelle poche persone che stimo o che meriterebbero la mia stima, auguro davvero di poter anche solo immaginare cosa mi sento dentro. Ti auguro di poter provare questo senso di pienezza, di beatitudine, perché non capita a tutti e forse a nessuno – testimonianza questa della nostra unicità -.
Io sono stufo di questa italia, e tu?
Forse possiamo ancora cambiare le cose…forse non è troppo tardi, forse ce la facciamo. Ripristiniamo l’Italia, facciamole avere la "I" maiuscola.
Sarà solo un piccolo passo, ma è proprio a piccoli passi che s’impara a camminare, no?