aside 21/08 2012

    Finto.

    “Allora, Gaia vi ha raccontato?”, le chiedo, “Si.” e “Era scontato.” aggiunge secca e scocciata.

    Andrea pochi secondi dopo “Allora Gaietta?” e lei con un sorrisone e la voce da scoop le risponde eccitata “Ci ha detto tutto!” e si accende in qualche dettaglio duettando con l’amica.

    Fanculo. Se deve infastidirti ogni mia alitata, che cazzo ti parlo a fare, io?

    E, giusto a completare, mi becco anche del finto, perché non le piaccio così, finto. E io che penso al perché sono ancora qui.

    Dovevo darmi ascolto.

    aside 15/08 2012

    San Lorenzo in ritardo.

    Ci sono sere come questa in cui sento più che mai la tua assenza.

    Stasera ti vorrei accanto a me a fumar sigarette e parlar di cosce lunghe fino al mattino. Fare di quei discorsi che cercano di insegnare, ma che alla fine è stesso chi li fa a non averli appresi.

    È tutto fottutamente grande. Tutto così grande ed io così piccolo, accovacciato al centro, come in una stanza bianca, enorme, a fissare le finestre alte col desiderio di curiosare al di là del muro.

    Tutto così grande eppure qui dentro, mica là fuori. Chissà com’è là fuori.

    Ovunque sono, sono fuori. Continuo a sparare alle lattine mentre poco lontano altri giocano a pallone.

    Speciale, mi dice. Diverso, penso io.

    quote 14/08 2012
    Alla fine ti abitui a tutto. Ad essere forte. Ad essere solo… Ad essere forte, da solo.
    aside 14/08 2012

    Prendi della stoffa e impregnala di brutti pensieri.

    “Mery…scusa se ti scrivo a quest’ora…è che ho bisogno di buttare fuori… in Campania era più facile, quasi ero guarito, distrazioni. Qui, anche all’estero, ma in compagnia degli amici che abbiamo in comune ad ascoltar la musica che lei ascolta…non riesco a togliermela dalla testa. E mi ricomincia anche quella sensazione tipo buco nero nello stomaco e braccia e gambe irrigidite…assenza. ho bisogno di smettere. Io… merda. Scusami. Scusa ancora.”

    Lei mi squilla. Fa così quando ha letto, è per dire “ci sono” e solitamente in questi casi finisco col chiamarla.

    Prendo le chiavi della macchina, apro la bauliera, rovisto nella valigia. Ho portato un sacco di cazzate in questo viaggio, abiti che non ho indossato, alla fine era prevedibile, ma questa volta ho voluto avere vestiti per ogni eventualità, anche accessori e il mio “lutto nero” era tra questi.

    Luca ed io, diversi anni fa, vivevamo un periodo un po’ del cazzo. Non potevamo parlare spesso dei nostri problemi, in quel periodo. Per ogni cazzata avrebbero tirato fuori un problema ben più grande e ci avrebbero portati a parlare con uno psicologo. Inventammo un metodo per capire quali fossero i nostri stati d’animo e così iniziammo ad indossare delle bandane che li manifestassero in base al loro colore.

    Preso da quel pastone di sensazioni cercai la bandana nera nella borsa e la indossai attorno alla testa. Fermami i pensieri, le dicevo, e lei li amplificava.

    C’erano concerti tutti i giorni al Metalcamp e io ho continuato a indossarla, fino al penultimo giorno.

    “Due sono le cose
    1 O tu riesci a capire com’è veramente Frah e riesci ad apprezzarla davvero per il valore che ha
    2 Sei tu che ti stai facendo tante pippe mentali e lei non è quello che pensi e per questo continua a stare con lui, perché a sto punto il dubbio mi viene se tu dici che lei è cosi speciale, intelligente e tutto il resto”

    Le ho scritto un sms, il giorno dopo. Mi mancava da dentro, mi mancava un pezzo. Avevo un fottuto bisogno.
    Avesse risposto…

    Arriva il penultimo giorno, suonano gli Amon Amarth, uno dei gruppi preferiti di Patrick. Ci buttiamo nella mischia, parte un pogo enorme, corriamo lì in mezzo alla mischia, ci spingiamo, polvere ovunque.
    Finisce il concerto, sono elettrizzato. Mi sistemo i capelli, un tic che aveva iniziato a prendermi era quello di rimettere a posto la bandana tra la fronte e gli stessi…e la bandana non c’è più. Andata via.

    E i pensieri? Un’altra birra.

    Volevo vederla, appena rientrato, ma non ha voluto perché stava già uscendo. La incontro il giorno dopo, le avevo comprato un maglietta, pensavo avrebbe apprezzato. Invece s’è quasi alterata e pochi secondi dopo ha ripreso a inveirmi contro.
    Tutta la sera è rimasta per i cazzi suoi, sulle sue, con il cellulare in mano(a scrivere a lui).

    Mi prometto, come tutte le volte, che questa è l’ultima. La lascio ai cazzi suoi, lascio stare, non ha più senso, non è più lei.
    E come tutte le volte so che è una stronzata, io con le promesse non sono poi così bravo.

    video 04/08 2012
  • Parole. Sono tutte parole.

    • No soy extraño. Sólo no soy normal. – Salvador Dalì
    • Ты дала мне два дела
    • Che diavolo significa che avevo un bar?!
    • Dove diavolo sei, Carmen Sandiego?
    • L’essenziale è invisibile agli occhi
  • Roba buttata a casaccio.

    • Odi et amo
  • La gente dice, la gente pensa.

    • Giovanni on Il mio destino è vivere balenando in burrasca
    • LogorroicaMente on Come una goccia che scivola sul vetro.
    • LogorroicaMente on Sarai sempre il più bel posto dove rifugiarsi per poter credere che tutto andrà bene.
    • Pece on La prossima mi viene meglio.
    • chand on L’amore sta nelle case in rovina
  • Domani metto in ordine.

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