Non so se sia così per tutti, chi prima chi poi, e francamente poco mi interessa se anche per altri è stato così. Per me è così.
Vivi la tua vita rincorrendo i sogni, vivendo di ricordi che pian piano stai dimenticando, un po’ come se la vita fosse possibile metterla in stand-by e riviverla quando si ha il tempo di godersela. Quando il capitolo lo si è letto e riletto fino ad averlo capito e ci si sente pronti ad andare avanti.
Poi, però, nel delirio ti rendi conto che non stai andando avanti, ma che piuttosto hai finito di leggere…e allora, per un po’, non vivi, non leggi, non ti fai leggere.
Sei convinto di sapere chi sei, chi eri e cosa potresti e vorresti diventare. Hai delle certezze, poche ma le hai, e delle domande, troppe ma utili a occupare il tuo tempo.
Tempo che si riduce parzialmente ad un banale conto alla rovescia.
Sai che soli è meglio e che tutto sommato su di te puoi contare perché, fino a prova contraria, è con te che avrai a che fare alla resa dei conti, alla fine del libro, al completarsi della tua storia.
Combatti la tua personalissima guerra contro i mulini a vento, ma senza Dulcinea e quando questa arriva, crei ogni volta un gran casino.
C’è una gran confusione generale. Più che credi sia tua più ti si infilano in mezzo altre persone a condividerla, a cercare di portartela via. A fartene sentire protagonista estraneo, talvolta addirittura di troppo.
Sei il diverso. È ciò che vuoi.
Poi un giorno ti svegli e devi veramente rifare tutto da zero, poiché tutto, anche i problemi, è cambiato. Tu sei cambiato, gli altri sono cambiati. Le cose, le case, il modus vivendi del loro mondo. Ti ci hanno cacciato dentro in quel mondo, il tuo è andato perso. Forse adesso ci vive dentro qualcun altro, ma non sei più tu.
Non sei più tu in tutti i sensi. Come quando si va a dormire e ogni verso è quello sbagliato, così che di dormire non se ne parla proprio.
E io mi domando se vale veramente la pena tornare indietro. Dopotutto qui non si sta così male.
Ti accorgi dell’errore solo dopo aver consegnato il compito.
Ah, giusto, il silenzio.