Pian piano svanisci, veloce sparisci.
8. 7. 1. Ieri.
Fronte bianca e non capivo se fosse per il flash o perché la foto sbiadiva.
Ma si, dov’è il problema…dopotutto ti ho dentro, no? Che importa se adesso la tua faccia è da qualche parte sulla Merano-Bolzano. Che importa se già non mi ricordo un cazzo di come eri. Che importa se più il tempo passa e più mi rendo conto che sei sempre più lontano. Che importa se…che importa?
Volevo, pensavo, credevo…ma no, sono al punto di partenza.
Ho imparato che tutti gli obiettivi si possono raggiungere. Basta volerlo.
Per esempio, se una ragazza ti dice di no, te che fai? Lasci perdere? E se poi t’interessa davvero? Insisti, sbaglio? Appunto.
Però aspetta. Se tu quella ragazza la desideri davvero è un conto, ma se invece vuoi solo fartela, il suo si sarà relativamente scontato quanto il tuo impegno. Poi non ti chiedere perché ti va male, perché è quanto meno ovvio che, se non focalizzi il tuo obiettivo, ma al contrario lo generalizzi, non ti sarà possibile poi raggiungerlo.
Semplificando, è un po’ come se tu volessi andare a casa senza sapere dove abiti.
Questo per dire che, se vuoi davvero raggiungere un obiettivo, devi prima focalizzarlo.
Ritornando all’esempio della ragazza: se non sai come la vuoi – e non parlo né di taglie, né di colore degli occhi – è inutile cercartela(chi ha orecchie per intendere intenda, poi mi dica che ha capito affinché io possa ripetergli che è un imbecille)
Tornando al discorso principale, come posso raggiungere il mio obiettivo se ne sto dimendicando i dettagli?
Dannazione, io amo i dettagli. Io vivo di dettagli.
Va bene, forse avrei solo bisogno di una passeggiata e so bene dove e come dovrei/vorrei farla. Mancano, però, tempo e coraggio. Mancano parole e silenzi. Mancano profumi e parole, parole e silenzi. Mancano sensazioni, emozioni e parole, parole e silenzi. Mancano la voglia di rivedere un quadrato bianco del cazzo e poi pensare di stare meglio, che tanto è passata, che quel che era da fare l’ho fatto. Manca la forza per vedere una croce e non voltarsi dall’altra parte.
Senza contare che inizia a mancare il disprezzo. Il mio essere estraneo. L’insulto a colpi di sguardi e walkman. E tu lo chiami odio e non sai che cos’è
Manca la domanda sulle domande alle quali risposte non voglio dare E tu che credi abbia smesso di cercarle
Manca la continuazione di una fine tagliata in anticipo Eppure la fine continua
Ho voglia di sputare sentenze.
Io sono ciò che ama perché ad esso ho saputo rinunciare. Perché non ascoltava, perché non capiva
Io sono la voce che sta dietro E tu che critichi le mie maschere
Io ci sono, io mi sento. Sono ancora qui.
Sono lo spazio che pone distanze tra illusorio e convinzione. Disprezzo perché sono stato deluso e forse a voi che accusate la mia blasfemia è andata meglio. Non lo so e, ora come ora, non me ne curo.
Ama, perdona, ringrazia mi insegnarono. Però come potevi amarle le pecore? Come potevate far parte di questo greggie?
Come potevate esser pazienti di un dentista senza denti?
"Ho bisogno di un delirio che sia ancora più forte, ma abbia un senso di vita e non di morte"
Non basta essere felici per stare bene. Sono un nomade tra i sentimenti e le emozioni.
Non sono fatto per il sorriso in offerta al supermercato.
E poi, a dirla tutta, il sorriso neanche mi dona granché…
" Non è soltanto una rabbia, è già pazzia
uno sfogo straziante, solitario
e in ogni strada c’è davvero un urlo
il delirio… il delirio…
È un uomo rabbioso che odia da solo
ma ormai non fa niente di male
abbaia alla luna, non morde nessuno
persino il delirio diventa una cosa normale. "