Frenesia placida, inerme.
Se fossi nato un po’ più stupido e meno ambizioso, con passioni più comuni e più semplici, probabilmente avrei anche imparato ad apprezzare di più quel che ho.
Sarebbe stato più facile seguire un percorso, guardare il mondo con in mezzo la testa di qualcun altro e altre dietro a seguire.
Che poi è sbagliato dire che sarei stato per forza più stupido, è l’invidia e il fastidio a farmi dire così. Sarebbe stata noncuranza, maggiore attenzione per altre cose, lo stesso egoismo di cui pecco anche in questa vita, ma meno coscienzioso. Più disinvolto, in un certo senso.
Mi piacerebbe essere estremamente malizioso, di quelli che si stupiscono ed esaltano per cose che invece su di me han l’insana capacità di focalizzare l’attenzione sullo spettatore, guardare dall’altro lato quelli che si stupiscono ed esaltano.
Sono sempre stato uno che andava fuori percorso, quello che non voleva mai usare le racchette per aver le mani libere e s’incazzava perché gli sci non frenavano da soli, che poi frenava a modo suo rompendocisi il naso quella dannata volta che imparava la lezione schiantandosi contro un muro.
Sono fuori, ovunque e in qualsivoglia senso, ma se mi immagino fuori, ora, nel mentre che lo scrivo, mi immagino calmo ad osservare il mondo interno dal glitch tra le pareti. In realtà qui fuori tutto corre e niente fa quello che ti aspetti faccia. È solo dentro che le cose vanno seguendo lo scontato percorso stabilito.