Punto di restart.
Ho lavorato più oggi, notte intera compresa, di quanto sono riuscito a fare negli ultimi due mesi. Indosso i nuovi occhiali da sole, blu, per coprire le occhiaie e gli occhi grigi, falsi.
Oggi ho rimesso giacca e cravatta e ho ripescato, con loro, il carisma che avevo mollato da qualche parte nell’armadio.
Ho deciso di rimettere in piedi l’azienda, sempre che in piedi ci sia mai stata.
C’è che mi prende questa carica e le cose ricominciano ad andare bene. C’è che se non faccio qualcosa adesso, finisco in stack overflow.
C’è che anche se mi sento osservato da un televisore di cartone, riesco a concentrarmi sull’obiettivo. Ride, un po’ anche di me.
Un colpo di reni estremo, indispensabile, mentre attorno a me si pronunciano cifre impossibili. Perché questo gioco dei grandi è bello tosto, ma a me le sfide piacciono.
Ho ricominciato a fissare i miei appuntamenti e progettare i cambiamenti.
Rispondo addirittura al telefono, pensa te.
#Aggiornamento delle 19:59#
Mi ha telefonato. Mi ha telefonato, capite?!? Mi ha telefonato perché vuole che ci incontriamo di nuovo e riprendiamo in mano il discorso, il progetto che ho in testa da anni per la provincia, il progettone shuttle, il mio lancio verso il tutto!
Mi ha telefonato lui perché vuole parlarmi e iniziare a lavorarci sopra.
Io non so cosa stia succedendo oggi, ma quest’ondata mi piace!
La cravatta non me la levo più se fa quest’effetto!
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