Questa settimana ho pianto. Cioè…per quel che si può definire un pianto a modo mio, nella concezione di pianto che gli altri interpretano male, ridotta alla lacrima che è sfuggita al mio controllo.
Mi è scesa una lacrima vera. Quanto basta per bagnare il labbro con quel tanto di salato e pastoso che si trascina dietro.
Ho avuto un momento di debolezza e subito dopo ero così eccitato, che ho voluto far ascoltare subito quella canzone, quella che mi ha fatto commuovere, alle persone che mi sono capitate a tiro.
"Amico Mio" di Roberto Vecchioni.
Cito.
"Amico mio,
tu volerai sopra una nave a vela,
ti accenderai come una stella a sera,
e sarai sempre tu, il tuo viso
e la tua voce
e di lassù mi indicherai col dito,
dicendo a tutti ‘quello, è il mio amico‘
e quando tutti mi vedranno allora
sarai felice. "
Ho ripensato a lui, a come fu orgoglioso per poco e alle sue più numerose delusioni quando a me sembrò tanto.
Ho pensato che, se devo farcela, è anche per lui. Ho pensato anche che ultimamente non ho pensato a lui.
Che per quanto sia lontano, o non sia proprio, con lui ho un grosso debito. Da sempre.
Continuo ad avere delle ossessioni, ultimamente anche durante il giorno.
Ho fatto anche un sogno. Lasciavo tutto e tutti per scappare in un’altra città, a prendermi una vita che non è mia.
Al di là del lavoro, al di là dei fallimenti.
Sarà colpa dello specchio che continua a riflettermi davanti qualcuno che non sono più io. Qualcuno che mi fece delle promesse, ma non le mantenne. Lui mi portò a cambiare, lui mi portò a diventare quel che sono.
Mi ha giurato sulla sua vita che quella vita sarebbe stata mia, ma non è stato di parola, o quantomeno per saldare il suo debito si prende del tempo che non ho.
Lui che viene accusato perché è amato dalla gente, nonostante me.
Sarà che riposo ancora in questo interminabile stand-by, mentre dietro la pellicola scorre e proietta un film che non è il mio.
La Luna ha un culo bellissimo, ma nessuno glielo vede.