Tempo, datemi almeno il tempo.

Devo tornare, il mio tempo qui è finito.

Nel noto film affermano che chi scende al sud pianga due volte, una quando arriva e l’altra quando riparte.

Io non vedo l’ora di andarmene, ma ho timore di tutto quel fracasso, quel casino, quell’angoscia che mi attende a casa.

Ho fatto un’altra di quelle scelte sbagliate, forse, di quelle avventate, senza dubbio. Ho abbandonato l’idea di andare a Firenze, che mi gironzolava per la testa da un po’. Ho puntato il dito, ho cercato un posto abbastanza distante dalle persone che conosco e mi conoscono per evitarle e resettare e abbastanza vicino a casa, nel caso ne sentissi la nostalgia, ne avessi bisogno, avessero bisogno di me.

Ho uno stack overflow in testa. Ho smesso di ascoltare grilli. Ho fatto un casino dietro l’altro… Non tutti io, però.

Vorrei da un lato chiudere tutto, sparire, ripartire, formattare… dall’altro sono cosciente del fatto che da quando non c’è più Frah, non c’è più casa, non c’è più granché. Casino. Tanto casino. Folletti di vetro.

Mal di testa.

Fumo.

Fastidio.

Menefreghismo. Pausa. Standby.

Casini, casini stupidi, casini incomprensibili, casini troppo intricati da poter essere compresi, ancor prima di poterli spiegare.

2 Comments

  • Davide

    ce ne acorgiamo sempre in ritardo delle scelte sbagliate, non abbiamo il libretto di istruzioni…

    9 Jul
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  • Pece

    Non è tardi per tornare indietro e andare a Firenze. Dopotutto ciò che puoi chiamare casa lo puoi trovare solo lì ora, no?
    E allora lo sappiamo tutti benissimo che è lì che andrai.
    Per chi la stai facendo questa scena ridicola?

    11 Jul
    Replica

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